In molti, ultimamente,
parlano di religione. Le opinioni sono tante e diverse tra loro, dibattito
interessante, davvero ma sommamente inutile.
Perché una persona
religiosa dovrebbe scrivere di religione? E perché dovrebbe farlo un ateo?
Perché insomma ognuno
vuole convincere gli altri del proprio punto di vista?
Partiamo dall’inizio. Cos’è
la religiosità?
Per me è null’altro che
un cammino, un cammino di ricerca. E’ una ricerca personale, intima, qualcosa anche
di molto riservato.
Ecco quindi perché non mi
ritengo ateo. Un ateo, di base, nega l’esistenza di un Dio precludendo a priori
un cammino che, a mio avviso, è innato nella curiosità di cui tutti gli uomini
sono dotati.
Certamente potrebbe
essere un cammino o una ricerca che non porta a nulla ma rinunciarci a priori a
me non va. Questione di punti di vista.
Tra l’ateismo e
l’agnosticismo, poi non è che cambi più di tanto: se i primi negano l’esistenza
di Dio, i secondi non si pronunciano al riguardo dell’esistenza ma asseriscono
che comunque la cosa è ininfluente,quindi inutile perderci tempo, la qual cosa
comunque non rientra nella mia concezione.
Detta così potrebbe
sembrare che non sopporti atei e agnostici, invece credo di avere molti amici
atei e qualcuno agnostico.
Per la verità dietro
l’ateismo o l’agnosticismo si nasconde una tensione alla ricerca (è comunque
una ricerca il tentativo di confutare le tesi religiose) che è davvero molto interessante
e apprezzabile.
Stessa tensione che non
si nota in molti religiosi o sedicenti tali. Come mai? Difficile rispondere, ma
qualcosina possiamo abbozzarla.
- La ricerca religiosa è comunque faticosa e richiede impegno, cosa che in molti non sono disposti a concedere: meglio qualche regoletta da seguire e via.
- La ricerca personale di ognuno di noi non si svolge in schemi preordinati, ne ovviamente è detto che si arrivi a conclusioni comuni. Questo fattore non è molto ben visto dalle religioni ben strutturate ed organizzate che quindi, sfruttando la naturale pigrizia della maggior parte delle persone, per preconfezionare delle regolette affinché siano dei “buoni religiosi”.
- La ricerca potrebbe condurre a conclusioni ben poco religiose e ciò fa paura a molti, meglio quindi non pensare troppo.
- La ricerca personale è comunque sinonimo di libertà, ma la parola libertà, benché esaltata e abusata nelle omelie rappresenta in verità un delitto per molti capi religiosi.
Di risposte ce ne
sarebbero altre, probabilmente, ma già con questo abbozzo si capisce perché una
religione per sopravvivere ha bisogno di imporre tante regole, regolette e
balzelli inutili, dalla più piccola prescrizione al più roboante dogma.
Il dogma, per l’appunto,
è un postulato da non dover mai mettere in discussione. Solo che i postulati
della matematica e della fisica possono sempre essere sconfessati da nuove
scoperte dimostrate, mentre i dogmi religiosi non si possono cambiare mai.
Al dogma bisogna credere
pena l’espulsione dalla comunità religiosa. Anche al dogma che contraddice le
fondamenta stesse della religione. Tant’è.
Il dogma è la pietra
tombale della religione, più dell’ateismo o dell’agnosticismo, più delle
imperfezioni delle persone, più di tutto.
Il problema vero di tutta
questa architettura è che le persone vanno continuamente condizionate, in modo
che non creino problemi.
Ecco allora che nascono
delle sovrastrutture religiose che minano il senso stesso della religiosità.
Due su tutte: l’esistenza
di Dio e la rinuncia alla libertà personale.
Per quanto riguarda
l’esistenza di Dio, si propina ai titubanti (molti, a dispetto dei dogmi) che
l’esistenza di Dio è filosoficamente dimostrabile (come ai tempi di B. Russell)
o è un fatto razionalmente dimostrabile (cosa che si ripete oggi anche con meno
argomentazioni).
Si deve tranquillizzare,
anestetizzare, normalizzare il tutto ad eventi certi.
Ricordo che l’atto di
fede in Dio è una cosa tremendamente irrazionale e priva di una logica
apparente, a tal punto che volendo rileggere le sacre scritture, per i
cristiani, è sottolineato come la fede è definita “stoltezza” dal “mondo”.
Certamente una scelta irrazionale potrebbe anche rivelarsi giusta, ma una cosa è
credere in un qualcosa di razionalmente poco probabile una cosa è plagiare i
termini e asserire che un qualcosa di irrazionale è matematicamente dimostrato.
Ma le sovrastrutture non
si fermano nei luoghi di culto.
Nel caso della rinuncia
alla libertà, bisogna sottolineare che, se è vero che i religiosi ritengono
dimostrata l’esistenza di Dio, allora non c’è motivo di non creare dei governi
teocratici.
Quasi tutte le religioni cercano
di imporre la propria visione alla società, attraverso pressioni sui governi e
cercando di manipolare le menti degli adepti.
Ma, ci si chiede, come è
possibile che la libertà così generosamente concessaci da Dio ci venga poi
tolta dai capi religiosi?
Inoltre, ancora per i
cristiani, rammento una lunga serie di frasi evangeliche che sono una “diffida”
a questo modo di fare:
- Tenere diviso l’ambito religioso da quello pubblico (dare a cesare ciò che è di cesare…).
- Convertire (far cambiare) gli altri con l’esempio di vita (e non attraverso dei decreti legge).
- Diffidare del “mondo” quando tesse le nostre lodi
Eppure oggi i molti
cristiani pensano che,grazie ad una legge, tutti righeranno dritti sentendosi
di fatto esonerati dalla testimonianza, come lo sono dalla ricerca spirituale.
Ecco perché oggi le
grandi (in senso numerico) religioni si presentano come mere espressioni di
potere senza alcuna autorevolezza ma con molta saccente e supponente autorità.
Ecco perché oggi le
persone che sono propriamente da definire religiose sono viste come delle
persone eretiche, mentre la religione è frequentata da soldatini pronti sempre
e comunque a seguire le istruzioni (anche perché questo atteggiamento ha i suoi
ritorni economici).
Ecco perché le chiese e
le religioni istituzionali oggi non hanno nulla da dire al mondo e forse sono
secoli che non hanno più nulla da dire al mondo.
Ecco perché non amo i religiosi che vengono a fare
operazioni di proselitismo o ci vogliono spiegare come bisogna vivere: ognuno
si regoli secondo le proprie credenze, secondo le proprie convinzioni e secondo
il proprio percorso, ovviamente non si infrangendo le leggi della società civile.
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