martedì 25 settembre 2012

Ateismo, religiosità e dogma


In molti, ultimamente, parlano di religione. Le opinioni sono tante e diverse tra loro, dibattito interessante, davvero ma sommamente inutile.
Perché una persona religiosa dovrebbe scrivere di religione? E perché dovrebbe farlo un ateo?
Perché insomma ognuno vuole convincere gli altri del proprio punto di vista?
Partiamo dall’inizio. Cos’è la religiosità?
Per me è null’altro che un cammino, un cammino di ricerca. E’ una ricerca personale, intima, qualcosa anche di molto riservato.
Ecco quindi perché non mi ritengo ateo. Un ateo, di base, nega l’esistenza di un Dio precludendo a priori un cammino che, a mio avviso, è innato nella curiosità di cui tutti gli uomini sono dotati.
Certamente potrebbe essere un cammino o una ricerca che non porta a nulla ma rinunciarci a priori a me non va. Questione di punti di vista.
Tra l’ateismo e l’agnosticismo, poi non è che cambi più di tanto: se i primi negano l’esistenza di Dio, i secondi non si pronunciano al riguardo dell’esistenza ma asseriscono che comunque la cosa è ininfluente,quindi inutile perderci tempo, la qual cosa comunque non rientra nella mia concezione.
Detta così potrebbe sembrare che non sopporti atei e agnostici, invece credo di avere molti amici atei e qualcuno agnostico.
Per la verità dietro l’ateismo o l’agnosticismo si nasconde una tensione alla ricerca (è comunque una ricerca il tentativo di confutare le tesi religiose) che è davvero molto interessante e apprezzabile.
Stessa tensione che non si nota in molti religiosi o sedicenti tali. Come mai? Difficile rispondere, ma qualcosina possiamo abbozzarla.
  1. La ricerca religiosa è comunque faticosa e richiede impegno, cosa che in molti non sono disposti a concedere: meglio qualche regoletta da seguire e via.
  2.  La ricerca personale di ognuno di noi non si svolge in schemi preordinati, ne ovviamente è detto che si arrivi a conclusioni comuni. Questo fattore non è molto ben visto dalle religioni ben strutturate ed organizzate che quindi, sfruttando la naturale pigrizia della maggior parte delle persone, per preconfezionare delle regolette affinché siano dei “buoni religiosi”.
  3. La ricerca potrebbe condurre a conclusioni ben poco religiose e ciò fa paura a molti, meglio quindi non pensare troppo.
  4. La ricerca personale è comunque sinonimo di libertà, ma la parola libertà, benché esaltata e abusata nelle omelie rappresenta in verità un delitto per molti capi religiosi.

Di risposte ce ne sarebbero altre, probabilmente, ma già con questo abbozzo si capisce perché una religione per sopravvivere ha bisogno di imporre tante regole, regolette e balzelli inutili, dalla più piccola prescrizione al più roboante dogma.
Il dogma, per l’appunto, è un postulato da non dover mai mettere in discussione. Solo che i postulati della matematica e della fisica possono sempre essere sconfessati da nuove scoperte dimostrate, mentre i dogmi religiosi non si possono cambiare mai.
Al dogma bisogna credere pena l’espulsione dalla comunità religiosa. Anche al dogma che contraddice le fondamenta stesse della religione. Tant’è.
Il dogma è la pietra tombale della religione, più dell’ateismo o dell’agnosticismo, più delle imperfezioni delle persone, più di tutto.
Il problema vero di tutta questa architettura è che le persone vanno continuamente condizionate, in modo che non creino problemi.
Ecco allora che nascono delle sovrastrutture religiose che minano il senso stesso della religiosità.
Due su tutte: l’esistenza di Dio e la rinuncia alla libertà personale.
Per quanto riguarda l’esistenza di Dio, si propina ai titubanti (molti, a dispetto dei dogmi) che l’esistenza di Dio è filosoficamente dimostrabile (come ai tempi di B. Russell) o è un fatto razionalmente dimostrabile (cosa che si ripete oggi anche con meno argomentazioni).
Si deve tranquillizzare, anestetizzare, normalizzare il tutto ad eventi certi.
Ricordo che l’atto di fede in Dio è una cosa tremendamente irrazionale e priva di una logica apparente, a tal punto che volendo rileggere le sacre scritture, per i cristiani, è sottolineato come la fede è definita “stoltezza” dal “mondo”. Certamente una scelta irrazionale potrebbe anche rivelarsi giusta, ma una cosa è credere in un qualcosa di razionalmente poco probabile una cosa è plagiare i termini e asserire che un qualcosa di irrazionale è matematicamente dimostrato.
Ma le sovrastrutture non si fermano nei luoghi di culto.
Nel caso della rinuncia alla libertà, bisogna sottolineare che, se è vero che i religiosi ritengono dimostrata l’esistenza di Dio, allora non c’è motivo di non creare dei governi teocratici.
Quasi tutte le religioni cercano di imporre la propria visione alla società, attraverso pressioni sui governi e cercando di manipolare le menti degli adepti.
Ma, ci si chiede, come è possibile che la libertà così generosamente concessaci da Dio ci venga poi tolta dai capi religiosi?
Inoltre, ancora per i cristiani, rammento una lunga serie di frasi evangeliche che sono una “diffida” a questo modo di fare:
  •           Tenere diviso l’ambito religioso da quello pubblico (dare a cesare ciò che è di cesare…).
  •            Convertire (far cambiare) gli altri con l’esempio di vita (e non attraverso dei decreti legge).
  •            Diffidare del “mondo” quando tesse le nostre lodi

Eppure oggi i molti cristiani pensano che,grazie ad una legge, tutti righeranno dritti sentendosi di fatto esonerati dalla testimonianza, come lo sono dalla ricerca spirituale.
Ecco perché oggi le grandi (in senso numerico) religioni si presentano come mere espressioni di potere senza alcuna autorevolezza ma con molta saccente e supponente autorità.
Ecco perché oggi le persone che sono propriamente da definire religiose sono viste come delle persone eretiche, mentre la religione è frequentata da soldatini pronti sempre e comunque a seguire le istruzioni (anche perché questo atteggiamento ha i suoi ritorni economici).
Ecco perché le chiese e le religioni istituzionali oggi non hanno nulla da dire al mondo e forse sono secoli che non hanno più nulla da dire al mondo.
Ecco perché non amo i religiosi che vengono a fare operazioni di proselitismo o ci vogliono spiegare come bisogna vivere: ognuno si regoli secondo le proprie credenze, secondo le proprie convinzioni e secondo il proprio percorso, ovviamente non si infrangendo le leggi della società civile.

giovedì 6 settembre 2012

Gracias a la vida


Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato due stelle (occhi), che quando le apro
Distinguo perfettamente il nero dal bianco
E nell'alto del cielo, il suo sfondo stellato
E nella folla, l'uomo che amo

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato l'orecchio che per tutta la sua ampiezza
Registra notte e giorno, grilli e canarini
Martelli, turbine, latrati, temporali
E la voce così tenera del mio tanto amato

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il suono e l'alfabeto
Con esso, le parole che penso e dichiaro
Madre, amico, fratello, e luce che illumina
L'itinerario per l'anima di colui che sto amando

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi
Con loro ho camminato per città e pozzanghere
Spiagge e deserti, montagne e pianure
E la tua casa, la tua strada e il tuo giardino

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il cuore che agita il petto
Quando guardo il frutto del cervello umano
Quando guardo al bene così lontano dal male
Quando guardo profondamente nei tuoi occhi chiari

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto
Così io distinguo la felicità dal rimpianto
I due materiali che formano il mio canto
E la vostra canzone che è il mio stesso canto
E la canzone di tutti che è il mio proprio canto
Grazie alla vita che mi ha dato tanto

(Joan Baez, Gracias a la vida - trad: http://lyricstranslate.com)