mercoledì 26 ottobre 2011

Nuovo termovalorizzatore a Napoli?


In Campania cercano un sito per un nuovo termovalorizzatore, e già si stanno accapigliando per una discussione inutile e fuorviante.
Un termovalorizzatore nuovo?
A che serve?
Ad Acerra ce ne sta uno nuovo di zecca ma spento.
Perché non far funzionare quello?
La risposta è semplice: non si può far funzionare un termovalorizzatore senza fare la differenziata, altrimenti i bruciatori s'inceppano in 3 giorni, al di là dell'inquinamento della combustione di rifiuti non differenziati.
Si faccia bene la differenziata e si usi quello di Acerra.
Tutto questo giro sul nuovo termovalorizzatore serve solo per spostare l'attenzione dell'opinione pubblica campana e giustificare la scelta di nuovi siti "provvisori" per le discariche rinviando di fatto la partenza della costosa raccolta differenziata nel comune di Napoli (per la quale, ovviamente, il comune in oggetto ha già da diversi anni aumentato la TARSU).
Sarebbe interessante chiedere al Comune perché, a fronte di una delle TARSU più elevate d'Italia, il servizio di raccolta e gestione della differenziata non esiste.
Con proposte e chiacchiericci del genere la classe politica campana spera di continuare a gestire il sistema discariche per altri 20 anni come è stato gestito negli ultimi 30 anni.
Nulla di nuovo sotto il sole di Napoli.

venerdì 21 ottobre 2011

Il petrolio libico è nostro: il bagno di sangue è solo un effetto collaterale

Da questo blog ho più volte criticato l'aggressione dell'occidente alla Libia. Le bugie di Sarko (ma ormai chi gli crede più?) riguardo un intervento per proteggere i civili senza entrare nel conflitto, sbugiardato dagli eventi (ma tutti noi non ce ne ricordiamo più, giusto?) adesso non una parola. Gheddafi non è certo un santo ma l'intervento massiccio di USA, Francia, Inghilterra e degli ex amici dell'Italia negli scontri libici hanno il solo obiettivo di conquistare una supremazia nel mercato energetico dei prossimi anni, almeno per il nordafrica.
La nuova classe politica libica nasce "bene": esecuzioni sommarie, anche di persone innocenti che però hanno il solo difetto di avere la pelle nera, il corpo dell'ex colonello mostrato come un trofeo dopo un linciaggio ed una esecuzione sommaria, più o meno come han fatto gli americani con gli indiani d'America in passato.
Insomma il meglio della civiltà yankee sta passando in Libia.
Gheddafi era un sadico, ma era appoggiato dai governi occidentali, Italia in primis. Adesso in occidente si pensa che effettivamente il petrolio libico possa essere gestito con più profitti senza il colonnello, magari mettendo al potere gente più mansueta e con meno pretese, mascherando il tutto da democrazia. In questo in passato i politici della più grande democrazia (così almeno si definiscono) del mondo ha dato esempi davvero invidiabili.
Quante vite umane è costata questa operazione? Quanti civili sono morti perché nessuno ha cercato una via diplomatica, preferendo la guerra civile?
A noi occidentali non importa la democrazia in Libia, a noi interessa il costo basso della benzina per andare in discoteca o in vacanza, ciò che passa dai media è solo un modo di assopire quel poco di residuo di coscienza che qualche persona ancora ha.
Il tiepido disinteresse riguardo le vite umane innocenti sacrificate sull'altare del dio petrolio è già una condanna alla nostra società rapace e senza alcun valore, fingiamo di non sapere, pur di vivere in modo agiato e non ci opponiamo a questi inutili massacri.
In Italia la generazione che ci precede ha visto cosa significa una guerra. Ha visto i morti: bambini, neonati, donne e uomini inermi, ha visto le violenze degli occupanti, come possiamo ancora pensare anche lontanamente di giustificare aggressioni come quelle in Afghanistan, Iraq e Libia?
Adesso i morti altrui ci sembrano lontani e non ci toccano, ma in futuro ci potremmo ritrovare noi ad essere prede e non rapaci. Non sarà bello.
Opporsi alla guerra è un dovere civile e morale, sempre, senza eccezioni.

Adesso, l'unica speranza per gli abitanti di queste sfortunate regioni è che il petrolio finisca al più presto, così almeno saranno lasciati in pace da vermi come noi.

giovedì 20 ottobre 2011

Unicocampania: la SITA è fuori, a quando le altre?


E' di oggi la notizia che la SITA abbandona, finalmente, il consorzio UNICOCAMPANIA.
Come già precisato in un post di settembre, la notizia, al di là dei riflessi immediati che può avere sui viaggiatori, è positiva.
Deve però essere seguita dalla notizia di altre scissioni.
Il consorzio Unicocampania è un fallimento e va chiuso e le aziende che non riescono a rendere, come l'ANM, non vanno aiutate, lasciandole fallire.
Solo così fra qualche anno si potrà vedere un servizio pubblico efficiente a Napoli.
Quando cioè qualcuno gestirà il trasporto locale facendo PAGARE biglietto ai fruitori e al contempo questi ultimi possono scegliere le compagnie di trasporto con le quali viaggiare pagando solo quelle e non altre che magari non forniscono un servizio di buon livello.
Attendiamo e speriamo in altre buone notizie.

martedì 18 ottobre 2011

La sottile linea di confine tra coerenza, fondamentalismo e fanatismo

Leggevo nei giorni scorsi alcuni articoli relativi al fondamentalismo e fanatismo religioso, in particolare il fondamentalismo cristiano (e specificamente cattolico), accostato al fondamentalismo islamico, trovando dei riferimenti a gruppi ecclesiali quali i focolarini.
Cerchiamo di capire cosa si intende per fanatismo e fondamentalismo.
Il fondamentalismo è oggi erroneamente percepito quale sinonimo di fanatismo religioso.
Cominciamo a definire gli oggetti della discussione. 
Dal vocabolario Treccani online:

"fanatismo s. m. [der. di fanatico, sul modello del fr. fanatisme]. – Espressione esasperata del sentimento religioso che porta ad eccessi e alla più rigida intolleranza nei confronti di chi sostenga idee diverse. Per estens., ogni manifestazione di incondizionata e quasi maniaca adesione a un’ideologia politica, a una dottrina filosofica, a un movimento letterario o artistico, ecc." 

dallo stesso sito la definizione:

fondamentalista s. m. e f. e agg. [dall’ingl. fundamentalist] (pl. m. -i). –
1. Sostenitore o seguace del fondamentalismo. Per estens., che o chi sostiene in modo intransigente le proprie idee, i proprî principi religiosi o politici. Come agg., relativo al fondamentalismo: teorie, posizioni f.; gruppi, movimenti fondamentalisti.
2. Più genericam., sono così chiamati talora i teologi che distinguono alcuni articoli di fede come fondamentali, in opposizione ad altri.


Quindi se definiamo qualcuno "fondamentalista" dando lo stesso significato del vocabolario, stiamo dicendo che è una persona che vive ciò in cui crede in modo forse rigido ma coerente.
Ancora dal Treccani:


coerènte agg. [dal lat. cohaerens -entis, part. pres. di cohaerere «essere strettamente unito», comp. di co-1 e haerere «essere attaccato»]. –
2. fig. Che non è in contraddizione (si usa seguito dalle prep. a o con): idea c. al sistema; uomo c. a (o con) sé stesso, alle (o con le) proprie opinioni; usato assol., di persona fedele ai suoi principî o che agisce in modo conforme al proprio pensiero: è uno scrittore c.; è pazzo ma nella sua pazzia è c.; analogam.: fare un discorso, un ragionamento c.; adottare, tenere una linea di condotta coerente.

La coerenza è null'altro che l'applicazione nella propria vita dei valori a cui si crede, e non mi sembra che questo debba essere biasimabile o comunque oggetto di critica, non fosse altro che per il fatto che il proprio modo di vivere è un fatto personale.
La coerenza può dunque portare a vivere il fondamentalismo.
Il fanatismo invece si basa sostanzialmente sulla violenza.
Violenza fisica di chi vuole imporre se stesso o la propria idea agli altri.
Violenza mentale da parte di coloro che desiderano avere eserciti di persone non-pensanti per gestire il potere.
L'azione del fondamentalista è rivolta sostanzialmente verso la propria persona.
L'azione del fanatico è sempre rivolta, in maniera violenta, verso gli altri.
In generale il fanatismo è un comportamento delle persone caratterizzato da elementi violenti, nessun dialogo, visione del mondo assolutamente acritica, incoerenza.
E' coerente il fanatismo con la religione? La risposta non è semplice ne' immediata, perché le religioni sono molte e profondamente diverse tra loro.Non entrando quindi nel dettaglio nei concetti basilari di tutte le religioni (lasciamo ciò a qualche esperto), però dei criteri di valutazione devono esistere.
Ed esistono.
Innanzitutto i concetti di base riferiti alla dignità dell'uomo:
- l'uomo è libero
- l'uomo ha diritto alla vita
Questi due concetti: libertà e diritto alla vita non sono, per i credenti, dei concetti filosofici, ma doni di Dio, chiunque esso sia. Ora se all'uomo Dio ha dato la vita e la libertà, nessun altro uomo può arrogarsi il diritto di alienare questi doni.
Di conseguenza sarebbe bene guardare con diffidenza tutte le religioni che prevedono la possibilità di "soppressione" (anche se per "comando" divino) di questi doni per punire il peccato delle persone.
Sono quindi, a mio avviso, da guardare con sospetto le "manovre" dei religiosi che cercano di limitare la libertà delle persone e che ne attentano la vita.
Per questo secondo aspetto la cosa, qui in occidente, sembra ovvia, per l'aspetto della libertà il fatto è meno ovvio.
Chi afferra questo concetto capisce anche che il fondamentalismo e il fanatismo non sono sinonimi ma contrari.

Infatti, la religione è ricerca, cammino, presuppone libertà di scelta perché vi sia adesione vera, altrimenti diventa dittatura che rende schiavi i fedeli. Ad esempio, una religione che cerca di imporre la sua visione cercando di condizionare le leggi di uno stato senza partire dal cammino spirituale della persona e dalla propria libertà di scelta deve essere vista con diffidenza.
Questa frase escluderebbe quasi tutte le religioni da quelle cristiane all'islam passando per l'induismo fino ad arrivare al buddismo (tutti cercano da sempre di mettersi a braccetto col potere per imporre i propri dogmi). Pur presentando elementi di vera ricerca spirituale, ognuna di queste religioni presenta elementi dogmatici che si rifanno ad una visione di gestione del potere piuttosto che a una vocazione religiosa.
Questa situazione rende più complicato aderire ad una confessione religiosa, ma nel caso si abbia la fede, ovvero si è in cammino, e si è coerenti con la propria fede (fondamentalismo), non si esegue acriticamente ciò che anche il proprio capo religioso comanda (fanatismo) solo perché ci sono delle necessità "politiche".
Lo stesso concetto di conversione e missione può essere troppo limitrofo ai concetti di colonialismo e di proselitismo se si elimina il rispetto per la vita e per la libertà.
E' comunque opportuno sottolineare che il cosiddetto "fanatismo religioso" e in generale il fanatismo è in contraddizione con lo spirito evangelico e, se credenti, lo si deve guardare come opera del maligno, anche se si sviluppa in seno alle comunità cristiane o negli uffici delle curie.

Fanatismo religioso
La storia ci ha consegnato tanti esempi, eccone qualcuno:
- le crociate,- i massacri delle sette religiose,
- le guerre religiose "cristiane" in europa (catari, guerre francesi, guerra dei trent'anni),
- la Jihad,
- le stragi dell'induismo,
questo elenco è presumibilmente parziale ma rende bene l'idea degli effetti del fanatismo religioso.
Cerchiamo di andare alle radici del problema.
Tutte le religioni prevedono "pratiche" devozionali e regole perché l'uomo si salvi e su questo nulla da dire.
Tutte le religioni si pongono il problema dei "non credenti". In tutte le religioni è previsto e incentivata la "conversione" e qui cominciano i problemi. Sì, perché le religioni, spesso, tendono a imporre una conversione alle persone. Si veda l'Isalm o l'induismo: nei territori dove sono maggioritari la scelta è imposta a costo di discriminazioni o vere e proprie persecuzioni fino alle stragi.
Ma non è stato diverso in Europa fino al 1800, come ricordavamo prima i papi imponevano con la spada la conversione e desideravano stragi di "infedeli" con le crociate. I protestanti, d'altra parte non lesinavano gentilezze con le distruzioni e gli assassinii descritti nelle cronache della guerra dei trent'anni.
L'imposizione forzata del proprio credo la si gestisce anche attraverso meccanismi più subdoli: fornire il necessario per la sopravvivenza, o dare la possibilità di lavoro e corsie "preferenziali" per la carriera, sono aspetti comuni a molte "comunità" religiose, e non solo (basti pensare alla massoneria).
Di fatto molte religioni (quasi tutte, in verità) cercano di assumere un valenza politica per estendere il proprio potere e dimostrare di essere la vera religione.
Quando una religione sposta troppo l'attenzione dalla ricerca personale (fondamentalismo/coerenza) al proselitismo o addirittura all'imposizione di leggi e dogmi, allora parliamo di comportamenti che possono indurre e istigare il fanatismo.

Fanatismo non religioso
Si potrebbe concludere che è meglio non credere. Il problema però è che, se ci giriamo un po' intorno, notiamo che il fanatismo non è un fatto solo religioso. L'imposizione di un dominio politico, culturale, economico, di uno status sociale, di razza o di sesso è realtà quotidiana.
Anche il fanatismo non religioso ha prodotto risultati devastanti, ad esempio:
- discriminazioni razziali (olocausto, curdi, indiani d'america, neri statunitensi, hutu e tutsi, ecc.)
- discriminazioni sessuali (e qui non c'è bisogno di esempi: ne abbiamo tutti i giorni in cronaca)
- discriminazioni sociali (lampante in caso di disastri e nel mondo del lavoro, si legga bortocal)
- discriminazioni politiche (anche qui gli esempi fioccano)
Quindi possiamo ben osservare che la tentazione al fanatismo è forte e trascende il tipo di attività umana o sociale.
Il fanatico pensa di imporre il proprio io al mondo, in effetti è il contrario, molto spesso il fanatico è abilmente controllato da altre persone e sarà esaltato finché serve.
Quando non servirà più, altri fanatici si libereranno di lui.