lunedì 23 gennaio 2012

Gli italiani non smettono mai di stupirmi

Anche io dedico questo post a Giuseppe Girolamo, nella speranza di poterlo rivedere suonare

Non capita spesso di vedere mia moglie disgustata. Mi è capitato allorquando abbiamo avuto notizia del turismo fuori stagione all'isola del Giglio di famigliole che hanno portato i bimbi a fare foto con lo sfondo del relitto, e fa nulla se in quel relitto si sta vivendo ancora una tragedia.
Mia moglie balbettava, quasi, quando mi diceva: "come è possibile? Ci sono i dispersi, si sta ancora lavorando per salvare forse qualcuno e questi senza alcun rispetto vanno lì anche con i figli, ma glielo hanno spiegato che è stata una tragedia?" Al che le ho risposto: "spiegato a chi? Ai figli o ai genitori?" Qui, in casa è sceso il silenzio.
Contrariamente a mia moglie, io, invece, mi sono sentito di nuovo in Italia. In un paese che davvero mi sembrava stesse svanendo.
Nel paese del vouyerismo eletto a religione di stato.
Nel paese nel quale le mamme fanno prostituire le figlie per mandarle a fare le veline o avere favori dai potenti e, magari, chissà che non ci scappi anche la politica ...
Nel paese delle interminabili file ai funerali importanti per farsi fotografare e magari rilasciare interviste e rivedersi in tv.
Nel paese dove gli altri dovrebbero lavorare, ma io solo sono importante e conto qualcosa (e questo lo pensano in milioni) quindi mi devo salvare sempre solo io.
Nel paese dei mostri, veri o presunti, e dell'indifferenza eretta a virtù.
E pensavo: "ecco cosa succede a rifiutare le offerte di lavoro in Gran Bretagna, ti ritrovi sempre con i soliti coglioni (scusate il termine volutamente volgare) esibizionisti che ti fanno desiderare di richiedere la cittadinanza del Burundi".
Poi, sempre navigando, ho incrociato il post di quel buon uomo di bortocal, che rappresenta uno di quegli scherzi di internet: lui ateo io cattolico eppure spesso dalla stessa parte della barricata. L'avevo già leggiucchiato, ma l'ho riletto alla luce dei fatti di ieri e devo dire che per qualche minuto mi sono assorto nei miei pensieri fissando il vuoto.
Mi sono ricordato di tutti i pomeriggi spesi con altri miei amici, a Torre, per gestire, senza vedere una lira, una società sportiva di promozione che accettava tutti i ragazzi, anche se le famiglie non potevano pagare, trovavamo sempre qualche sponsor di buon cuore.
Ricordavo di tutti i volontari, obiettori, semplici civili e militari, me compreso, che a Sarno si trovarono impegnati a spalare, ad animare i bambini presenti tra gli sfollati, ad organizzare un minimo di gestione delle emergenze per le frane.
Ricordavo dell'impegno di tanti giovani presso ospizi o ospedali che van lì semplicemente per portare sollievo agli emarginati e alle persone sole.Ricordavo di tante persone che vivono ogni giorno lontano dai riflettori aiutando gli altri senza avere nulla in cambio.
Fino a coloro che cedono il posto sulla scialuppa di salvataggio al bambino perché rispettano una vita e pensano che un bambino meriti qualche chance in più di salvarsi rispetto ad un adulto perché più indifeso.
E mi dicevo che fortunatamente l'Italia non è solo indifferenza ed esibizionismo. In questo gli italiani continuano fortunatamente a stupirmi.

Chissà forse non ho sbagliato completamente a rifiutare, giusto qualche anno fa, il lavoro in Gran Bretagna.
E forse faccio anche bene a tenermi la mia carta di identità.

venerdì 20 gennaio 2012

Non ci interessano i cavoli di Schettino, vogliamo la verità!

Prometto: secondo e ultimo post sulla Concordia.
Partiamo dalla frase di Foschi: «Costa Crociere darà assistenza legale al comandante Schettino. Ma l'azienda ha il dovere anche di tutelare i suoi 24 mila dipendenti. Non possiamo negare un errore umano. Le procedure che sono state adottate - ha dichiarato Foschi - non hanno rispettato le rigide disposizioni documentate e di addestramento»
Foschi mente.
Come detto sul post di 2 giorni fa, Costa era a conoscenza degli inchini e li pubblicizzava, anche.
Ma la frase ha un aspetto quasi sibillino, la vogliamo tradurre per i non addetti ai lavori?
Una possibile traduzione è la seguente: ok, avete un colpevole ma non toccate la compagnia perché spediamo a casa 24000 persone. Insomma, Foschi già poco dopo l'incidente comincia a mandare messaggi perché si faccia pressione sui magistrati per limitare le indagini al capitano. E puntualmente ieri è cominciato il massacro mediatico del capitano.
E' cominciata la campagna mediatica di massacro di Schettino. Ovviamente capitanata da Bruno Vespa, un tizio sul quale ogni commento è inutile.
La distruzione mediatica di un uomo, ancorché colpevole di gravi delitti, come in questo caso, è sempre un'operazione vile e spesso è condotta per difendere altri interessi.
Mostrare che in plancia di comando si facessero festini vari significherebbe screditare sempre più non solo il comandante ma anche gli altri ufficiali.
La gogna mediatica la rispediamo al mittente. A Vespa di sicuro e a chi fa passare queste notizie costruite ad arte per evitare che al pubblico arrivino altre informazioni.
A noi non interessano le moldave, le bielorusse, le polacche o come il capitano faccia la pipì! A noi interessa:
1. sapere perché il comandante per un'ora non ha attivato nessuna procedura di emergenza con una nave che affondava;

2. sapere cosa si sono detti il comandante e il responsabile a terra della Costa e se quest'ultimo abbia dato ordini sul da farsi a Schettino;

3. sapere se la Costa era a conoscenza e nel caso perché non ha allertato i soccorsi;

4. sapere perché Palombo che pure capisce la gravità del fatto chiama Schettino, chiama la Costa ma non chiama la Capitaneria.

Tutte queste cose le vogliamo sapere non per processare qualcuno o per fare audience, ma per capire se è effettivamente un affare acquistare un biglietto della Costa oppure è un rischio perché in azienda pensano ad altro mentre sei in difficoltà su una loro nave.
Il resto è aria fritta, buona solo per macellare il capro espiatorio e per coprire altre responsabilità.
Precisiamo che non vogliamo affossare Costa Crociere, semplicemente capire se vi sono altre responsabilità non ancora note tra i dirigenti per poter punire i colpevoli, qualsiasi fosse il loro ruolo, anche l'amministratore delegato, se necessario!

mercoledì 18 gennaio 2012

C'è sicurezza in crociera per i turisti?

Sulla tragedia Costa si sprecano le parole: Schettino non era sulla nave, no, era su una scialuppa o forse sugli scogli, a coordinare (magari a voce, sigh) i soccorsi.
Come molti gli italiani ho ascoltato le registrazioni e rivisto i tempi della tragedia e, volendoci riflettere su, ci sono almeno due scenari possibili su quel che è accaduto quella notte: scenari che inevitabilmente comportano delle serie riflessioni sulla sicurezza in mare delle crociere.
Ma l'elemento credo che sta sfuggendo ai media (di proposito?) è il tempo, o meglio i tempi della tragedia.
Riesaminiamo il tutto.
Alle 21.45 di venerdì la nave impatta sugli scogli. Da questo momento e dai minuti successivi il capitano già sa di avere una falla, probabilmente anche i motori in avaria.
Alle 22 il comandante è in contatto con compagnia, le telefonate si susseguono. La compagnia sarà stata avvertita della falla? Inoltre non c'è ancora alcuna richiesta di aiuto. Il comandante cerca di arrivare al porto dell'isola, la nave è lenta.
Alle 22.31 dopo diverse comunicazioni con la Capitaneria e dopo le rassicurazioni del capitano, la Capitaneria di Porto fa scattare comunque i soccorsi - è passata quasi un'ora dall'impatto.

Alle 22.34 è richiesto soccorso.

Alle 22.41 la nave è ferma nel punto dove poi è affondata. Arriva la Guardia di Finanza e comincia l'evacuazione quattro minuti dopo senza l'ordine del comandante.
Alle 23.10 la nave si inclina, le operazioni di evacuazione diventano più difficili ed è da questo momento che probabilmente si cominciano ad avere le vittime: con l'inclinazione diventa tutto più difficile.
Alle 4.45 la Guardia di Finanza dichiara evacuata la nave, nel frattempo c'è lo scontro tra la Capitaneria di Porto e il Capitano Schettino per la gestione dell'emergenza.
I questiti sono diversi.
Come mai una nave andava così vicino alla costa? E' una pericolosa usanza dei capitani o è un fatto noto alle compagnie?
La Costa frettolosamante, troppo frettolosamente, scarica la colpa sul suo capitano: errore umano! Precisando poi, udite bene, di essere parte lesa ma di garantire l'assistenza legale al capitano, come dire: Schettino mi ha leso, gli faccio causa ma magari gli pago il miglior avvocato per difendersi.
Qualcosa non torna.
La Costa è la stessa che nei depliant pubblicitari loda queste manovre onde attrarre turisti a bordo delle sue navi. Segno chiaro e inequivocabile che la compagnia non solo sapeva di queste manovre che portavano le navi in zona non navigabile (quindi in mare a rischio) ma ne sfruttava anche i ritorni di immagine: la responsabilità della compagnia comincia a definirsi netta.
Gli avvicinamenti pericolosi alla costa sono incoraggiati dalle stesse compagnie.
I turisti lo sanno?
Ma soprattutto lo sanno le compagnie assicurative?
E sì, perché se io fossi titolare di una assicurazione, mi guarderei bene dal pagare un armatore che ha perso una nave violando le regole della navigazione, mandando un bestione a fracassarsi sugli scogli.

E se Schettino avesse detto come stavano davvero le cose alla compagnia? E' un possibile scenario.
In questo caso, chissà se i responsabili Costa hanno pensato all'assicurazione o ai passeggeri mentre venerdì sera parlavano con Schettino, visto che tutti si son guardati bene dal richiedere soccorso. Come lo proseguiamo questo scenario fantascientifico?
Magari, come i bambini che sanno di aver fatto una marachella, si poteva sempre sperare di mettere qualche "cerotto" e di simulare una collisione con un ufo, ovviamente in mare aperto, in modo da far sganciare quattrini all'assicurazione.
Però per far questo bisogna magari portare la nave in un porto, ed è quello che hanno tentato di fare, ovviamente senza riuscirci.
Il comandante non poteva proferire parola, visto che tutto era cominciato da un suo errore: in questo scenario (inverosimile, ovviamente) la nave sarebbe stata nelle mani di qualche dirigente della compagnia che pensava solo a come farsi pagare dall'assicurazione. I passeggeri? Assenti nelle menti di questi attori.
Ovviamente questo scenario sarà immediatamente sconfessato una volta che la scatola nera rivelerà agli inquirenti la sua verità. A supporto di queste ipotesi (o illazioni, decidete voi) c'è il fatto grave che l'allarme non è partito dalla nave ma neanche dalla compagnia. Quindi la Costa Crociere o sapeva della situazione sulla nave e ha cercato di riparare nel modo peggiore o non sapeva proprio, questo è il secondo scenario.

Supponiamo che davvero Schettino non abbia detto nulla neppure alla compagnia, resta il fatto che la compagnia sapeva, come detto prima, di queste manovre.
La responsabilità del naufragio e del ritardo dei soccorsi è quindi tutta del comandante e degli ufficiali. Si potrebbe pensare che il comandante, capito l'errore, sia entrato nel panico (che sia andato in palla è chiaro anche dalle registrazioni, anche se non si sa bene quali siano stati gli elementi che l'hanno sconvolto così tanto) e abbia cercato di nascondere al mondo intero il problema (che ripeto, lui sicuramente conosceva benissimo) cercando di guadagnare un porto.
La mancanza di lucidità non gli ha neanche consentito di ragionare su quanta acqua stesse imbarcando e sul fatto che magari non aveva i motori a disposizione per arrivarci al porto.
Comunque la si guardi sembrerebbe che, chiunque sia l'attore protagonista, il denominatore comune di questa sciagura non sia stato la sicurezza dei passeggeri ma qualche altro elemento che si può immaginare ma di cui non si ha la certezza.
Infatti per quale motivo non richiedere soccorso quando si sa che hai una falla enorme nell'imbarcazione?
Per quale motivo far passare un'ora preziosa per i soccorsi quando non disponi più dei motori?
Se il motivo c'è, le scatole nere e l'inchiesta lo troverà, al di la di scenari fantasiosi.
Resta il fatto che la Costa Crociere e i suoi comandanti sicuramente contravvengono al codice di navigazione per motivi economici senza tener conto della sicurezza in mare.
Resta il fatto che di fronte ad un incidente rilevante uno che è definito tra i migliori comandanti della flotta non ha seguito le procedure di emergenza pensando a salvare i passeggeri ma ha fatto scelte guidate da motivazioni differenti, tuttora da chiarire. Anche questa è responsabilità dell'azienda: aveva un uomo non adeguato al suo compito in un posto di responsabilità.
Tutto questo lo sanno i clienti della compagnia?

martedì 10 gennaio 2012

La truffa della raccolta differenziata

Il grosso affare delle amministrazioni locali: 
aumentare a dismisura la TARSU per mandare poi tutti i rifiuti in discarica. 
I cittadini differenziano, pagano e tra qualche anno si ritroveranno di fronte la solita emergenza rifiuti. Se non si fa la differenziata, perché pagare una TARSU così alta? 
La discarica di Malagrotta
Salite sulla giostra, signori! Si differenzia. Siate cittadini modello, non mescolate rifiuti!
Nel frattempo cominciate a pagare gli oneri della differenziata che noi ... la buttiamo in discarica!

Formia
Questa è la situazione della gestione rifiuti in Campania e in Lazio (e non solo). 

In molti comuni si esegue la differenziata con tanto di multe (giuste, per carità) ai cittadini che sbagliano (come a Formia) per poi ... gettare il tutto in discarica. Come dire, differenziamo per il puro piacere (?) di farlo. 

Ma al peggio non c'è mai fine. A Torre del Greco, il comune non riesce neanche ad organizzare la raccolta: i cittadini devono consegnare i rifiuti nelle isole ecologiche, insomma il comune corallino intasca la TARSU (tra le più salate d'Italia) e scarica sui cittadini gli oneri della raccolta porta a porta. Ma cosa se ne faranno questi amministratori dei soldi della TARSU, se non li spendono per la raccolta? Mistero.

Torre del Greco
Il raggiro della raccolta differenziata è già evidente in Campania: nonostante intere province (Avellino, Salerno, Benevento) la applicano da quasi un decennio, non si fa altro che cercare nuovi siti per le discariche (o la si esporta), mentre addirittura Napoli non riesce neppure a mostrare una parvenza di differenziazione dei rifiuti.

Il raggiro sarà evidente in Lazio a breve. La discarica di Malagrotta è quasi satura ma la Regione cerca un nuovo sito per una nuova mega discarica a cielo aperto.

Sorge la domanda: ma la differenziata la devono fare solo i cittadini? Inoltre che senso ha differenziare se non siamo organizzati e se non si fa nulla per organizze a gestire correttamente i rifiuti?

Un piano regionale che preveda il riciclo dei materiali tratti dai rifiuti e la gestione dell'umido prevede innanzitutto un corpus normativo amministrativo adeguato, inoltre la realizzazione di unità produttive, un network di trasporto e gestione relativamente complessi: è un progetto che si realizza per intero nell'arco di 5-10 anni, se oggi le amministrazioni regionali non hanno neppure stilato una bozza di progetto non c'è da stare allegri.
Con la gestione della differenziata nei comuni si da l'impressione ai cittadini che si stia facendo qualcosa, ma avere solo il primo anello della catena non significa far funzionare l'ingranaggio.
E il risveglio da questo bel sogno sarà amaro o meglio, puzzolente.
Ormai è chiaro che i cittadini non vogliono più discariche nelle vicinanze delle proprie abitazioni.
E hanno ragione. 
Chi può dar torto a una persona che ci tiene alla salute propria e dei propri familiari?
Possiamo dar torto alle persone che pagano le tasse per la differenziata e poi si vedono costruite delle discariche nel giardino?
Possiamo dar torto a chi si oppone ad un sistema che sta distruggendo le nostre terre?
Sono solo particolarismi o campanilismi? 
O è lottare per il diritto sacrosanto alla salute?
O significa mettere di fronte ai pubblici amministratori le proprie responsabilità e inefficienze?
Adesso è il momento di chiedere agli amministratori pubblici che si stanno rigirando i pollici e stanno lavorando solo per dividersi i proventi della TARSU di andarsene.
La gestione dei rifiuti non si può risolvere nei momenti di crisi, quando si manda l'esercito a impedire ai cittadini di far valere le proprie sacrosante ragioni, ammazzando di fatto non solo la democrazia, ma la stessa convivenza civile.
Stiamo differenziando? Bene, regioni e province realizzino il network per il riciclo dei materiali, il riutilizzo della frazione umida (ad esempio per concimi) e, per il poco di frazione umida non riutilizzabile, il termovalorizzatore.
Ma lo facciano ora, subito, non a parole nella prossima emergenza.
Inoltre gli amministratori rendano conto ai cittadini riguardo l'utilizzo dei soldi della TARSU.
Soprattutto si dica se veramente le Regioni Lazio e Campania lavorano per il benessere dei propri cittadini o se stanno lì solo per spartirsi, in modo satrapesco, i proventi delle pubbliche tasse.