giovedì 29 settembre 2011

Nucleare pulito? I ricorsi storici del torio

Da qualche parte si comincia a pubbicizzare la grande possibilità di avere energia atomica pulita con il ciclo del torio, cosa già capitata dopo Chernobyl. La febbre del torio ha contagiato anche siti ambientalisti che lo difendono a spada tratta.
Di questa tecnologia brevettata da Rubbia (che già criticava fortemente le centrali con fissione dell'uranio), si riportano i vantaggi di cui tutti parlano:
1. la tecnologia è pulita;
2. la reazione nucleare del torio è intrinsecamente sicura, perché non può sussistere in assenza di bombardamento (una volta interrotto questo si interrompe la reazione, contrariamente all'uranio);
3. il torio è diffusissimo in natura, anche in Italia;

4. la tecnologia con il torio è stata abbandonata solo per motivi militari (la reazione non produce plutonio, come capita per l'uranio);
5. gli impianti non prevedono recipienti in pressione, quindi in caso di problemi non vi sarebbero le esplosioni verificatesi a Fukushima;
6. le scorie danno meno problemi.

Come al solito, e come regola di questo blog, non si prendono mai posizioni precostituite, ma si accetta il confronto. I punti sui quali vogliamo siano fatte delle precisazioni e che sono fonte delle nostre perplessità sono i seguenti:

1. La reazione nucleare del torio prevede comunque l'uranio ed altri isotopi che ben conosciamo, quindi di fatto la reazione non è così pulita o "verde";
2. se per il torio non è possibile sostenere la reazione senza un bombardamento esterno, la stessa cosa non può dirsi dell'uranio, elemento comunque coinvolto nel processo, il quale, anche se non riesce a sostenere la reazione del torio, in caso di incidente deve essere controllato, cosa che non sappiamo fare;
4. la tecnologia al torio è stata abbandonata anche per motivi militari, ma soprattutto perché troppo costosa. Il semplice fatto di avere un elemento che non raggiunge il limite di autosostentamento implica degli impianti più complessi e un costo di esercizio molto maggiore dei reattori all'uranio, inoltre l'arricchimento dell'uranio necessario nel processo del torio è più spinto (fino a 4 volte di quello necessario nel ciclo dell'uranio);
5. le esplosioni di Fukushima, più che alla pressione nei recipienti sono state causate dall'idrogeno creatosi a seguito del mancato raffreddamento delle barre;
6. avremmo meno scorie di uranio ma che diano meno problemi è da dimostrare.

Quindi si conviene sostanzialmente che la reazione con il torio consente un numero minore di scorie di uranio ma una nuova tecnologia va analizzata, prima di promuoverla solo perché la vecchia tecnologia non ha funzionato.

Vero è che potrebbe funzionare.

Ma potrebbe non funzionare o non essere sicura nemmeno la nuova.

Ecco perché la scienza e le tecnologie vanno sempre discusse.

Abbiamo una domanda da porgere ai 4 gatti che leggono questo blog:
siamo di fronte davvero alla nuova frontiera dell'energia mondiale che coniuga ambiente ed efficienza oppure siamo all'ennesima trovata pubblicitaria di chi vuole propinarci impianti nucleari a tutti i costi e senza portare argomentazioni scientifiche valide?
La risposta datevela voi magari studiando e facendo un po' di ricerche in giro.

sabato 17 settembre 2011

Non c'è alternativa: devono andarsene!

Dopo l'ennesimo schiaffo alla volontà popolare da parte del ministro Sacconi, oramai è chiaro che non basta fare battaglie per non imbarbarire il nostro paese, adesso bisogna aggiungere una mobilitazione seria per cacciare questo governo e tutti i parlamentari che lo sostengono ed evitare che ritornino al parlamento.
I sotterfugi e gli accordi clandestini in barba alla volontà del popolo ne fa già un esecutivo fantoccio.

Li spazzeremo via, come al solito, con una matita e un foglio di carta.

venerdì 16 settembre 2011

Le alternative dell'assessore Anna Donati

A Napoli ci sarà una ZTL! L'assessore alla viabilità , Anna Donati, lancia un invito perentorio: «Napoletani sarò meglio rinunciare all’automobile, cercatevi una alternativa», insomma come si dice proprio a Napoli: arrangiatevi!
L'assessore ha ragione!
Poiché in Campania hanno decuplicato corse di bus e treni per i pendolari e l'ANM è ben nota per l'eccezionale puntualità e l'alto livello del servizio, è ovvio imporre a quegli incivili che ancora pensano di utilizzare l'auto per arrivare al centro di lasciare l'auto.
E se proprio non vogliono utilizzare il famosissimo trasporto pubblico che in pochissimi minuti li portano da parte a parte della città, ci sono sempre le alternative che la città offre.
Eccole le alternative (con i relativi grandi vantaggi) per i napoletani e per gli ostinati lavoratori che devono recarsi a Napoli in auto:
1. camminare a piedi (dal comune di residenza del lavoratote/pendolare), così finalmente da Napoli sorgerà un nuovo campione di maratona;
2. utilizzare il cavallo (col bollino blu per le esalazioni metanifere e lo smaltimento di residuo organico): scommesse ippiche al centro storico;
3. bicicletta, con premiazione annuale al sopravvissuto alle buche e alle asperità dell'asfalto partenopeo;
4. barca (a remi): non vi mancano capioni come gli Abbagnale? (con vela): ecco il xké dell'America's Cup;
5. utilizzo dei cunicoli della napoli sotterranea: meglio che il superenalotto, se fate attenzione magari trovate un cavò sul vostro percorso da pendolari;
6. pattini e skate: come per le biciclette ma la premiazione è semestrale;
7. sottomarino per rete fognaria: un po' puzzolente, qualche problema a scendere ma va praticamente dappertutto.
Ed è proprio quest'ultima che indica lo stato della città e dei suoi abitanti.
Proprio quest'ultima indica quanto questa classe politica sia inetta e ignorante.

mercoledì 14 settembre 2011

Il nucleare a bocce ferme: Fukushima e Three Miles Island

Quando qualcuno ti invita a dare il tuo contributo agli altri, magari puoi restare contraddetto, ma quando la cronaca ti mostra che questo qualcuno (ovvero Bortocal) ha stramaledettamente ragione allora forse è il caso di rimettersi di fronte al monitor almeno per riportare sinteticamente i progressi delle tue osservazioni, ripromettendoti di scrivere post più esaustivi in seguito.
Come già più volte riportato nel presente blog, sottolineamo ancora che gli incidenti associati all'energia nucleare non sono facilmente gestibili, per una serie di ragioni tecniche e per l'insidia di un nemico "invisibile" che può essere scovato solo dopo rilievi molto accurati.
In particolare ci soffermiamo non solo sugli effetti della radiazione diretta ma anche sugli effetti sul ciclo alimentare, effetti che prima di oggi venivano volutamente trascurati o ridimensionati.
A Fukushima stanno monitorando, per quanto possibile, tali effetti. Poiché storicamente non abbiamo molti studi di questo tipo è opportuno cominciare a guardarli un po'.
La IAEA sostiene che, per quanto riguarda l'inquinamento marino, data l'immensità dell'oceano, la radioattività è "dispersa" e quindi non molto pericolosa. Può darsi ma sta di fatto che lo studio dei pochi pesci (come nel caso del merluzzo) analizzati dal ministero della salute giapponese riporta valori non bassi di cesio 137 (elemento che non decade certo in 20 giorni) e manca del tutto una analisi su alghe e plancton per cercare di capire come il ciclo alimentare "marino" è stato compromesso dall'incidente.
In un altro studio del ministero giapponese si rilevano valori molto alti di radioattività nella carne, frutta e verdura, inoltre in uno studio effettuato sull'acqua potabile si vede come non sia consigliabile berne troppa ed è attualmente vietata ai bambini.
Le analisi suindicate sono solo il primo passo per capire che succede nel ciclo alimentare a seguito di un incidente nucleare, sono interessanti ma non complete. L'analisi dell'acqua è ovviamente fondamentale. Perché vi sia completezza bisognerebbe analizzare non i singoli anelli della catena alimentare (carne, pesce, frutta e verdura) ma più elementi della stessa (erba o foraggio, terreno, alghe, vermi, insetti, ecc.) per capire quale sia la persistenza della radioattività nel ciclo alimentare.
Le prime indicazioni però confermano una persistenza degli elementi radioattivi almeno per un trentennio nel ciclo, ma i dati sono parziali ed è mia personale opinione (quindi non chiedete di dimostrarlo, per ora) che con dati più completi troveremmo una persistenza maggiore.
Ultima aggiunta al post, vi aggiorno sugli articoli completi del ministero della salute statunitense sugli effetti di Three Miles Island (TMI) sulla popolazione, accanto al link riportato già nel post sulla sicurezza, vi segnalo i paper completi dello studio epidemiologico dell'EHP (un ente dove i medici fanno i medici e i biologi fanno i biologi). 
Bene, l'EHP dichiara già nell'abstract che la correlazione tra l'incidente di TMI e i casi di tumore e leucemia c'è ed è verificabile (questo il paper completo), aggiornando uno studio precedente dello stesso ente che non mostrava correlazioni in tal senso (questo il paper dello studio precedente).
Perché cambiano i dati dopo qualche annetto? Lo spiegano bene i medici dell'EHP: nel primo studio, per ovvie ragioni, non era possibile studiare l'effetto dell'incidenza su tumori e leucemie che abbiano un tempo di latenza superiore a 5 anni. Adesso, con i dati più completi ciò è stato possibile e si è trovata la correlazione. A questo punto è interessante valutare anche se e in quali tempi il picco di incidenza di tali malattie decrescerà con il tempo, ma per questo serviranno altri anni.
Detto questo, nasce una domanda.
Chi glieli mostra questi dati ai vari Veronesi, Hack, Chicco Testa e Franco Battaglia?
Attendiamo, come al solito, la loro illuminata opinione.

martedì 13 settembre 2011

Trasporti in Campania e a Napoli: tagli o piano di distruzione?

Ci siamo.
Erano previsti, e sono arrivati.
Dopo gli aumenti dei biglietti di primavera, i tagli alle corse delle principali ferrovie di collegamento tra la provincia di Napoli e la città.
Con modalità che lasciano allibiti. Soppresse le prime corse di Circumvesuviana e Cumana, quelle usate, per intenderci, dagli operai e da lavoratori che hanno turni mattinieri. Tagliato il 15% del traffico, inoltre già da qualche mese la Circum ha soppresso i direttissimi da Sorrento (l'unica possibilità di  collegamento con il capoluogo in meno di un'ora). Ma siamo solo all'inizio, il bello è che non si vede ancora la fine, se ci si affaccia nel mondo dei trasporti si vedono solo macerie, e debiti.
Non ci sono soldi, questo il leit-motiv della Regione Campania.
Noi più correttamente diciamo che non ci sono soldi da destinare ai pendolari.
Cerchiamo di capire come si è arrivati a questo e se veramente i tagli sono necessari.
La Circumevesuviana e la Cumana sono sempre state le galline dalle uova d'oro nel panorama del trasporto pubblico campano. L'ampiezza della rete servita da queste due ferrovie, nonché la capillarità delle stazioni, ne fanno delle vere e proprie metropolitane della provincia a nord-ovest (Cumana) e sud-est (Circumvesuviana).
Il problema vero del trasporto pubblico campano è sempre stata la carenza intermodale del capoluogo.
Infatti da piazza Garibaldi e da altre stazioni sul territorio comunale non esiste un vero servizio di bus integrato con la ferrovia che porti i viaggiatori a destinazione.
Chi è fortunato può proseguire con i treni FS o metropolitani, ma molti cittadini conoscono bene gli incubi dell'uso dell'ANM.
Questa carenza penalizza già il trasporto verso il comune partenopeo, ma non è il problema più rilevante.
Il problema maggiore del trasporto campano è il consorzio Unicocampania.
Un consorzio sempre in rosso, un vero buco nero nei bilanci del trasporto pubblico.
L'idea di un biglietto unico per il trasporto regionale è indubbiamente ottima ma ciò prevede una intermodalità nel trasporto che in Campania non esiste.

Non capitava raramente, infatti, di veder partite da piazza Garibaldi alle 8.30-9 di mattina autobus con varie destinazioni completamente vuoti. Inoltre tali destinazioni erano servite già da Trenitalia. Questo è solo un esempio della metamorfosi di una brillante idea in un fiasco colossale pieno di debiti.
Dei consorziati chi pesa di più in termini di debiti è, ancora una volta, l'ANM, e non si capisce (o si capisce molto bene) perché l'azienda di trasporti pubblici di una città da un milione di abitanti debba essere sempre in deficit.
La sovrapposizione di corse inutili, la (poca) logica nel gestire il network dei trasporti nonché un numero spropositato di dipendenti del consorzio (e mi fermo qui perché non riusciamo ad entrare in quel vaso di pandora dei bilanci del consorzio), i buchi da ripianare dell'ANM, hanno portato la gestione del sistema trasporti regionale in rosso.
Non è una novità che già la CTP nel 2010 ha cercato di uscirne. Trenitalia anche.
E non sarebbe una cattiva idea sciogliere Unicocampania e tornare agli abbonamenti delle singole compagnie, permettendo così alla Regione di scrollarsi di un fardello di debiti.
Non sarebbe male lasciar andare l'ANM verso il proprio destino, ovvero non opporsi al corso degli eventi: se l'azienda non è in grado di autosostenersi che chiuda e si lasci la possibilità di fornire il servizio ad altre aziende le quali, probabilmente, per il semplice fatto di far pagare il biglietto al 70% dei napoletani, riuscirebbero ad andare avanti.
Invece quali sono i rimedi alla crisi finanziaria del trasporto campano?
1. si tagliano le corse delle compagnie che rendono di più
2. si penalizza chi paga (spesso con abbonamenti) e chi lavora
3. non si parla minimamente di eliminare quel buco nero che è Unicocampania
4. non si organizza una vera intermodalità del settore trasporti, senza inutili sovrapposizioni e "buchi" di servizio
5. non si interviene per far pagare il biglietto ad una bella fetta di cittadini residenti napoletani
Alcuni degli effetti di tali "provvedimenti" le possiamo subito immaginare.
Aumenterà il traffico veicolare in tutta la regione e in particolare a Napoli, con buona pace della tanto decantata città d'o sole e d'o mare.
Diminuiranno gli introiti derivanti da biglietti ed abbonamenti, contribuendo così a future "strette" sul servizio.
Il tempo perso dai pendolari nel trasporto si rifletterà sulla produttività al lavoro e forse sulla sicurezza.
I simpatici scaldaseggiole del consorzio Unicocampania nonchè dell'ANM resterebbero al loro posto a spillare soldi dai contribuenti campani, alla faccia della tanto decantata quanto poco applicata meritocrazia.
Possibile che alla Regione non abbiano pensato a queste cose? Le sanno bene, eccome.
Sarebbe bello che da palazzo Santa Lucia dicano davvero se la loro idea di gestione della cosa pubblica rispecchia gli interessi collettivi oppure se continuano nella logica della spartizione delle poltrone ad uso politico e della protezione di figliocci nullafacenti anche in pieno tracollo economico della regione.
Intanto dopo i rifiuti, la scuola e la sanità, i trasporti confermano che in Campania, e nel prossimo futuro in tutta Italia, il prezzo della crisi lo pagheranno le classi meno ricche e meno politicizzate, insomma coloro che pagano le tasse non per avere servizi ma per rimpinguare i portafogli di inutili dirigenti delle aziende di trasporto pubblico partenopee: salvaguardare costoro e non i diritti dei cittadini sembra l'urgenza di Caldoro & co. .