venerdì 18 novembre 2011

Sacrifichiamo per i maiali, ne vale la pena?

I maiali di Animal Farm

Nuovo governo (tecnico) ma nulla di nuovo sotto al sole.
Le dichiarazioni del neoministro Clini su OGM  e nucleare sono in continuità con ciò che pensa la maggioranza dei "rappresentanti del popolo", dal pd al pdl passando per udc, lega ecc..
Peccato che la maggioranza degli italiani ha già chiarito, riguardo al nucleare, che ciò che pensa la maggioranza dei deputati è solo un'opinione personale da tenere per se'.
A questo punto direi sarebbe il caso di chiarire ai nostri "rappresentanti" o sedicenti tali, anche cosa pensano gli italiani sugli OGM.
Comunque da queste prime dichiarazioni appare chiaro quanto riportato su questo blog qualche giorno fa.
Questo governo serve solo a darci una randellata di tasse per migliorare i conti pubblici. Le persone che lo costituiscono vengono da quel mondo finanziario e bancario che pensa ai profitti più che alla democrazia.
Il problema è che sono espressione di un mondo che è, sì, economico, ma non è di un'economia liberista bensì monopolista, di cartello.
Quindi dimentichiamo le riforme fondamentali che potrebbero dare slancio definitivo alla nostra economia, ovvero la demolizione dei monopoli e dell'intervento statale sul mercato imprenditoriale e l'imposizione di leggi più rigide per i pagamenti e le detrazioni per i liberi professionisti e pene severe per le aziende e i manager che evadono: se va bene si recupererà qualche briciola dalle evasioni.

L'Italia, come già detto, la salveranno i contribuenti onesti, nella speranza che, passata la crisi e i vari governi tecnici, quando le cose andranno meglio, i conti pubblici non diventino di nuovo il tesoro da dilapidare per le gozzoviglie dei nostri emeriti "rappresentanti".
L'impressione è che, invece, sarà proprio così; nel programma di un governo tecnico, c'è, ipocritamente, il solo obiettivo di risanare i conti ma non di avviare riforme.
Il problema è che le riforme del libero mercato e di una fiscalità più attenta all'emersione dell'evasione nessun governo le propone, ovviamente, quindi adesso sacrifichiamoci, ben sapendo che dopo i nostri sacrifici, i soliti noti, cominceranno a gozzovigliare di nuovo alle nostre spalle!
Ma non presentatemi Monti come salvatore della patria.
I salvatori della patria, come al solito sono i cittadini onesti, che oltre i sacrifici dvranno essere anche sbeffeggiati, in futuro, dall'establishment.

Sono in vendita, come le prostitute, al miglior offerente, ovviamente....

Diversi siti nazionali hanno ripreso la notizia del "buco nero" finanziario di Finmeccanica lasciato dall'epoca Guarguaglini (e non diciamo altro). Accanto alle considerazioni finanziarie, prende sempre più forma la notizia che Finmeccanica dovrebbe vendere le "perle" del gruppo per fare cassa.
Vendere le perle significa vendere società che fanno utili e che non sono in perdita per cercare di ristrutturare le altre da vendere a loro volta.
Ora, poiché più volte i leader di Finmeccanica han dichiarato di voler liberarsi di tutte le attività che non siano nel campo della difesa e dell'aviazione (Alenia, Augusta-Westland, Elsag-Selex, WASS, ecc.) è chiaro che la crisi finanziaria è il momento giusto per cominciare le dismissioni almeno delle società più redditizie non legate alla difesa, che sono Ansaldo STS e Ansaldo Energia.
Ansaldo Energia, in particolare, ha ordini in portafoglio di circa 1000 mln euro, è quindi una società decisamente appetibile.
Infatti già il 9 marzo Ansaldo Energia è diventata, al 45% della First Reserve Corporation, una finanziaria americana.
Quindi io sono già quasi per metà a stelle e striscie.
Adesso Finmeccanica metterà il vendita la restante 55% dell'azienda. Sarò al 100% un lavoratore di una ditta straniera in Italia.
Vabbè, fa nulla, bisogna essere internazionali, cittadini del mondo, certo, però forse avrei fatto meglio ad accettare dei contratti esteri un lustro fa piuttosto che lavorare per gli stranieri con un contratto italiano.
Comunque il fatto di essere in vendita mi fa sentire come uno schiavo moderno ... sarà solo una sensazione?

lunedì 14 novembre 2011

Generazione bruciata

L'etica del lavoro è l'etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi. 
(B. Russell)

Un nuovo Presidente del Consiglio, il prof. Mario Monti, dal curriculum eccelso, tenterà di salvare l'Italia. Il debito pubblico, si dice, è a livelli stratosferici. Vero. Non andando a scomodare letteratura rivoluzionaria o di sinistra, basta spulciare tra le carte della Banca d'Italia per capire che siamo un popolo che ha un tenore di vita molto oltre le proprie capacità produttive. Per capirci, ho estratto dei grafici da un bel lavoro sul debito storico italiano della stessa Banca d'Italia.
Il popolo italiano è sempre stato pieno di debiti!!!!
Paragoniamo il debito ai governi degli ultimi anni. Lo fa splendidamente il sito www.linkiesta.it :

Si vede come, all'arrivo dei "governi tecnici" il debito subisce, solitamente, un arresto.
Ma come fanno i "governi tecnici" a rimettere a posto le cifre del debito?

- prelievi "una tantum" sui depositi (Amato vi ricorda qualcosa? Correva l'anno 1992);

- rinuncia dei lavoratori alle rivalutazioni delle contribuzioni legate all'inflazione (chi si ricorda come finì il referendum sulla scala mobile del 1985?);
- limitare la crescita delle retribuzioni anche oltre i desiderata di Craxi (governi Amato e Ciampi).
Nel frattempo la classe politica continuava a macinare bustarelle, tangenti e bruciare parte del patrimonio nazionale che gli italiani stavano, con i sacrifici, ricostruendo.
Mani pulite del 1992 insieme ad una miriade di altre indagini spesso insabbiate dai politici nell'indifferenza generale sono solo il preludio di come i governi pensano si debba salvare la nazione. Insomma, parafrasando Orwell, i lavoratori italiani fanno la parte di Gondrano, mentre chi ci governa è decisamente Napoleon.
Poi, come accaduto per Amato e Ciampi si fa la morale ai cittadini sull'elevato tenore di vita, ma mai dagli scranni del parlamento si da' giustificazione sul perché in Italia abbiamo tante auto blu, perché vi sono ospedali mezzi costruiti e lasciati marcire, perché esistono delle bretelle autostradali che partono dal nulla e finiscono nel vuoto, perché non è interdetto, vita natural durante, il pubblico ufficio a corrotti e assenteisti, perché non si inseriscono due semplici leggine (basta davvero così poco) per ridurre drasticamente il livello di evasione, insomma perché la classe politica e dirigente (i maiali, nella metafora, ovviamente, di Orwell) nelle varie finanziarie non cede nemmeno un centesimo dei propri privilegi quasi nobiliari.

Ma il taglio delle spese pubbliche è solo il secondo passo per rimettere in moto l'Italia. Il primo passo è il più difficile.

L'introduzione dei contratti a termine, dei co.co.co., dei contratti a progetto ha di fatto reso una intera generazione di giovani schiava dei potenti.
Sono giovani che non possono accedere a mutui per la casa, non hanno i contributi pensionistici degli altri, non hanno la stabilità economica per crearsi una famiglia: alcuni di loro sono a contratto a progetto da 10 anni!
Questi giovani sono più facilmente ricattabili ed è più facile vessarli, non possono difendersi, sono soli. Adesso con la nuova proposta finanziaria si propone un inasprimento delle tasse, eventualemente una patrimoniale, ovviamente su risparmi già tassati magari di lavoratori a termine - ma le patrimoniali non vedono queste cose - , la reintroduzione dell'ici per la prima casa da considerare a tutti gli effetti un bene di lusso.
Stiamo espropriando questi giovani del bene maggiore che hanno: il proprio futuro. L'Italia sta creando una nuova classe di lavoratori-schiavi che dovrà sopportare tutte le misure restrittive delle varie crisi, i proventi del loro lavoro andranno ovviamente agli imprenditori "illuminati" ai quali dedicare le copertine del Corriere economia. Come capita sempre nella storia, si creano schiavi se ci sono degli schiavisti, i politici formalizzano con le leggine questo stato di fatto.
Il problema vero è che tutti gli esimi economisti italiani, politici e non, come anche molti ... "imprenditori" pensano di poter mandare avanti una nazione solo con i tagli salariali senza inserire nel sistema elementi quali innovazione, competitività, libero mercato: sì libero mercato.
Se oggi il PIL italiano è asfittico lo si deve alla presenza di troppi monopoli.
Il monopolio è un cancro per l'Italia.
Una azienda monopolista se ne frega della qualità del servizio o del prodotto, con buona pace della preparazione e della meritocrazia, d'altra parte una azienda monopolistica, che lavora male, cercherà sempre appalti pubblici lubrificando per bene le mani dei politici con mazzette.

Perché nessun governo della repubblica ha mai voluto un vero libero mercato?
Non conviene agli industriali, ci pensate? Mettersi la concorrenza in casa! Non conviene ai politici, meglio avere elettori facilmente ricattabili anche con le briciole.
Se non c'è libero mercato non c'è meritocrazia,
se non c'è libero mercato non ci sono servizi di eccellenza,
se non c'è libero mercato prima o poi ci saranno schiavi,
se non c'è libero mercato ci sarà sempre un eccessivo livello di corruzione,
se non c'è libero mercato non c'è innovazione,
se non c'è innovazione, il gap tecnologico prima o poi ci strangolerà e diverremo da terzo mondo, ci stiamo arrivando.
Fin quando un governo non porrà tra le misure urgenti il taglio dei privilegi e la volontà forte di eliminare monopoli, carrozzoni pubblici e di far nascere un mercato libero, allora il messaggio sarà sempre lo stesso: in Italia dobbiamo adeguarci ad un regime che di democratico ha poco e dobbiamo pagare le scorpacciate future a quelli, come si dice oggi, "della casta", che prosciugheranno la ricchezza del paese fin tanto che ne avrà, dopo magari convoleranno in paradisi fiscali a godersi la vita mentre i nostri figli vivranno sotto i ponti.
Con buona pace del futuro dei giovani e del futuro della nazione.

mercoledì 26 ottobre 2011

Nuovo termovalorizzatore a Napoli?


In Campania cercano un sito per un nuovo termovalorizzatore, e già si stanno accapigliando per una discussione inutile e fuorviante.
Un termovalorizzatore nuovo?
A che serve?
Ad Acerra ce ne sta uno nuovo di zecca ma spento.
Perché non far funzionare quello?
La risposta è semplice: non si può far funzionare un termovalorizzatore senza fare la differenziata, altrimenti i bruciatori s'inceppano in 3 giorni, al di là dell'inquinamento della combustione di rifiuti non differenziati.
Si faccia bene la differenziata e si usi quello di Acerra.
Tutto questo giro sul nuovo termovalorizzatore serve solo per spostare l'attenzione dell'opinione pubblica campana e giustificare la scelta di nuovi siti "provvisori" per le discariche rinviando di fatto la partenza della costosa raccolta differenziata nel comune di Napoli (per la quale, ovviamente, il comune in oggetto ha già da diversi anni aumentato la TARSU).
Sarebbe interessante chiedere al Comune perché, a fronte di una delle TARSU più elevate d'Italia, il servizio di raccolta e gestione della differenziata non esiste.
Con proposte e chiacchiericci del genere la classe politica campana spera di continuare a gestire il sistema discariche per altri 20 anni come è stato gestito negli ultimi 30 anni.
Nulla di nuovo sotto il sole di Napoli.

venerdì 21 ottobre 2011

Il petrolio libico è nostro: il bagno di sangue è solo un effetto collaterale

Da questo blog ho più volte criticato l'aggressione dell'occidente alla Libia. Le bugie di Sarko (ma ormai chi gli crede più?) riguardo un intervento per proteggere i civili senza entrare nel conflitto, sbugiardato dagli eventi (ma tutti noi non ce ne ricordiamo più, giusto?) adesso non una parola. Gheddafi non è certo un santo ma l'intervento massiccio di USA, Francia, Inghilterra e degli ex amici dell'Italia negli scontri libici hanno il solo obiettivo di conquistare una supremazia nel mercato energetico dei prossimi anni, almeno per il nordafrica.
La nuova classe politica libica nasce "bene": esecuzioni sommarie, anche di persone innocenti che però hanno il solo difetto di avere la pelle nera, il corpo dell'ex colonello mostrato come un trofeo dopo un linciaggio ed una esecuzione sommaria, più o meno come han fatto gli americani con gli indiani d'America in passato.
Insomma il meglio della civiltà yankee sta passando in Libia.
Gheddafi era un sadico, ma era appoggiato dai governi occidentali, Italia in primis. Adesso in occidente si pensa che effettivamente il petrolio libico possa essere gestito con più profitti senza il colonnello, magari mettendo al potere gente più mansueta e con meno pretese, mascherando il tutto da democrazia. In questo in passato i politici della più grande democrazia (così almeno si definiscono) del mondo ha dato esempi davvero invidiabili.
Quante vite umane è costata questa operazione? Quanti civili sono morti perché nessuno ha cercato una via diplomatica, preferendo la guerra civile?
A noi occidentali non importa la democrazia in Libia, a noi interessa il costo basso della benzina per andare in discoteca o in vacanza, ciò che passa dai media è solo un modo di assopire quel poco di residuo di coscienza che qualche persona ancora ha.
Il tiepido disinteresse riguardo le vite umane innocenti sacrificate sull'altare del dio petrolio è già una condanna alla nostra società rapace e senza alcun valore, fingiamo di non sapere, pur di vivere in modo agiato e non ci opponiamo a questi inutili massacri.
In Italia la generazione che ci precede ha visto cosa significa una guerra. Ha visto i morti: bambini, neonati, donne e uomini inermi, ha visto le violenze degli occupanti, come possiamo ancora pensare anche lontanamente di giustificare aggressioni come quelle in Afghanistan, Iraq e Libia?
Adesso i morti altrui ci sembrano lontani e non ci toccano, ma in futuro ci potremmo ritrovare noi ad essere prede e non rapaci. Non sarà bello.
Opporsi alla guerra è un dovere civile e morale, sempre, senza eccezioni.

Adesso, l'unica speranza per gli abitanti di queste sfortunate regioni è che il petrolio finisca al più presto, così almeno saranno lasciati in pace da vermi come noi.

giovedì 20 ottobre 2011

Unicocampania: la SITA è fuori, a quando le altre?


E' di oggi la notizia che la SITA abbandona, finalmente, il consorzio UNICOCAMPANIA.
Come già precisato in un post di settembre, la notizia, al di là dei riflessi immediati che può avere sui viaggiatori, è positiva.
Deve però essere seguita dalla notizia di altre scissioni.
Il consorzio Unicocampania è un fallimento e va chiuso e le aziende che non riescono a rendere, come l'ANM, non vanno aiutate, lasciandole fallire.
Solo così fra qualche anno si potrà vedere un servizio pubblico efficiente a Napoli.
Quando cioè qualcuno gestirà il trasporto locale facendo PAGARE biglietto ai fruitori e al contempo questi ultimi possono scegliere le compagnie di trasporto con le quali viaggiare pagando solo quelle e non altre che magari non forniscono un servizio di buon livello.
Attendiamo e speriamo in altre buone notizie.

martedì 18 ottobre 2011

La sottile linea di confine tra coerenza, fondamentalismo e fanatismo

Leggevo nei giorni scorsi alcuni articoli relativi al fondamentalismo e fanatismo religioso, in particolare il fondamentalismo cristiano (e specificamente cattolico), accostato al fondamentalismo islamico, trovando dei riferimenti a gruppi ecclesiali quali i focolarini.
Cerchiamo di capire cosa si intende per fanatismo e fondamentalismo.
Il fondamentalismo è oggi erroneamente percepito quale sinonimo di fanatismo religioso.
Cominciamo a definire gli oggetti della discussione. 
Dal vocabolario Treccani online:

"fanatismo s. m. [der. di fanatico, sul modello del fr. fanatisme]. – Espressione esasperata del sentimento religioso che porta ad eccessi e alla più rigida intolleranza nei confronti di chi sostenga idee diverse. Per estens., ogni manifestazione di incondizionata e quasi maniaca adesione a un’ideologia politica, a una dottrina filosofica, a un movimento letterario o artistico, ecc." 

dallo stesso sito la definizione:

fondamentalista s. m. e f. e agg. [dall’ingl. fundamentalist] (pl. m. -i). –
1. Sostenitore o seguace del fondamentalismo. Per estens., che o chi sostiene in modo intransigente le proprie idee, i proprî principi religiosi o politici. Come agg., relativo al fondamentalismo: teorie, posizioni f.; gruppi, movimenti fondamentalisti.
2. Più genericam., sono così chiamati talora i teologi che distinguono alcuni articoli di fede come fondamentali, in opposizione ad altri.


Quindi se definiamo qualcuno "fondamentalista" dando lo stesso significato del vocabolario, stiamo dicendo che è una persona che vive ciò in cui crede in modo forse rigido ma coerente.
Ancora dal Treccani:


coerènte agg. [dal lat. cohaerens -entis, part. pres. di cohaerere «essere strettamente unito», comp. di co-1 e haerere «essere attaccato»]. –
2. fig. Che non è in contraddizione (si usa seguito dalle prep. a o con): idea c. al sistema; uomo c. a (o con) sé stesso, alle (o con le) proprie opinioni; usato assol., di persona fedele ai suoi principî o che agisce in modo conforme al proprio pensiero: è uno scrittore c.; è pazzo ma nella sua pazzia è c.; analogam.: fare un discorso, un ragionamento c.; adottare, tenere una linea di condotta coerente.

La coerenza è null'altro che l'applicazione nella propria vita dei valori a cui si crede, e non mi sembra che questo debba essere biasimabile o comunque oggetto di critica, non fosse altro che per il fatto che il proprio modo di vivere è un fatto personale.
La coerenza può dunque portare a vivere il fondamentalismo.
Il fanatismo invece si basa sostanzialmente sulla violenza.
Violenza fisica di chi vuole imporre se stesso o la propria idea agli altri.
Violenza mentale da parte di coloro che desiderano avere eserciti di persone non-pensanti per gestire il potere.
L'azione del fondamentalista è rivolta sostanzialmente verso la propria persona.
L'azione del fanatico è sempre rivolta, in maniera violenta, verso gli altri.
In generale il fanatismo è un comportamento delle persone caratterizzato da elementi violenti, nessun dialogo, visione del mondo assolutamente acritica, incoerenza.
E' coerente il fanatismo con la religione? La risposta non è semplice ne' immediata, perché le religioni sono molte e profondamente diverse tra loro.Non entrando quindi nel dettaglio nei concetti basilari di tutte le religioni (lasciamo ciò a qualche esperto), però dei criteri di valutazione devono esistere.
Ed esistono.
Innanzitutto i concetti di base riferiti alla dignità dell'uomo:
- l'uomo è libero
- l'uomo ha diritto alla vita
Questi due concetti: libertà e diritto alla vita non sono, per i credenti, dei concetti filosofici, ma doni di Dio, chiunque esso sia. Ora se all'uomo Dio ha dato la vita e la libertà, nessun altro uomo può arrogarsi il diritto di alienare questi doni.
Di conseguenza sarebbe bene guardare con diffidenza tutte le religioni che prevedono la possibilità di "soppressione" (anche se per "comando" divino) di questi doni per punire il peccato delle persone.
Sono quindi, a mio avviso, da guardare con sospetto le "manovre" dei religiosi che cercano di limitare la libertà delle persone e che ne attentano la vita.
Per questo secondo aspetto la cosa, qui in occidente, sembra ovvia, per l'aspetto della libertà il fatto è meno ovvio.
Chi afferra questo concetto capisce anche che il fondamentalismo e il fanatismo non sono sinonimi ma contrari.

Infatti, la religione è ricerca, cammino, presuppone libertà di scelta perché vi sia adesione vera, altrimenti diventa dittatura che rende schiavi i fedeli. Ad esempio, una religione che cerca di imporre la sua visione cercando di condizionare le leggi di uno stato senza partire dal cammino spirituale della persona e dalla propria libertà di scelta deve essere vista con diffidenza.
Questa frase escluderebbe quasi tutte le religioni da quelle cristiane all'islam passando per l'induismo fino ad arrivare al buddismo (tutti cercano da sempre di mettersi a braccetto col potere per imporre i propri dogmi). Pur presentando elementi di vera ricerca spirituale, ognuna di queste religioni presenta elementi dogmatici che si rifanno ad una visione di gestione del potere piuttosto che a una vocazione religiosa.
Questa situazione rende più complicato aderire ad una confessione religiosa, ma nel caso si abbia la fede, ovvero si è in cammino, e si è coerenti con la propria fede (fondamentalismo), non si esegue acriticamente ciò che anche il proprio capo religioso comanda (fanatismo) solo perché ci sono delle necessità "politiche".
Lo stesso concetto di conversione e missione può essere troppo limitrofo ai concetti di colonialismo e di proselitismo se si elimina il rispetto per la vita e per la libertà.
E' comunque opportuno sottolineare che il cosiddetto "fanatismo religioso" e in generale il fanatismo è in contraddizione con lo spirito evangelico e, se credenti, lo si deve guardare come opera del maligno, anche se si sviluppa in seno alle comunità cristiane o negli uffici delle curie.

Fanatismo religioso
La storia ci ha consegnato tanti esempi, eccone qualcuno:
- le crociate,- i massacri delle sette religiose,
- le guerre religiose "cristiane" in europa (catari, guerre francesi, guerra dei trent'anni),
- la Jihad,
- le stragi dell'induismo,
questo elenco è presumibilmente parziale ma rende bene l'idea degli effetti del fanatismo religioso.
Cerchiamo di andare alle radici del problema.
Tutte le religioni prevedono "pratiche" devozionali e regole perché l'uomo si salvi e su questo nulla da dire.
Tutte le religioni si pongono il problema dei "non credenti". In tutte le religioni è previsto e incentivata la "conversione" e qui cominciano i problemi. Sì, perché le religioni, spesso, tendono a imporre una conversione alle persone. Si veda l'Isalm o l'induismo: nei territori dove sono maggioritari la scelta è imposta a costo di discriminazioni o vere e proprie persecuzioni fino alle stragi.
Ma non è stato diverso in Europa fino al 1800, come ricordavamo prima i papi imponevano con la spada la conversione e desideravano stragi di "infedeli" con le crociate. I protestanti, d'altra parte non lesinavano gentilezze con le distruzioni e gli assassinii descritti nelle cronache della guerra dei trent'anni.
L'imposizione forzata del proprio credo la si gestisce anche attraverso meccanismi più subdoli: fornire il necessario per la sopravvivenza, o dare la possibilità di lavoro e corsie "preferenziali" per la carriera, sono aspetti comuni a molte "comunità" religiose, e non solo (basti pensare alla massoneria).
Di fatto molte religioni (quasi tutte, in verità) cercano di assumere un valenza politica per estendere il proprio potere e dimostrare di essere la vera religione.
Quando una religione sposta troppo l'attenzione dalla ricerca personale (fondamentalismo/coerenza) al proselitismo o addirittura all'imposizione di leggi e dogmi, allora parliamo di comportamenti che possono indurre e istigare il fanatismo.

Fanatismo non religioso
Si potrebbe concludere che è meglio non credere. Il problema però è che, se ci giriamo un po' intorno, notiamo che il fanatismo non è un fatto solo religioso. L'imposizione di un dominio politico, culturale, economico, di uno status sociale, di razza o di sesso è realtà quotidiana.
Anche il fanatismo non religioso ha prodotto risultati devastanti, ad esempio:
- discriminazioni razziali (olocausto, curdi, indiani d'america, neri statunitensi, hutu e tutsi, ecc.)
- discriminazioni sessuali (e qui non c'è bisogno di esempi: ne abbiamo tutti i giorni in cronaca)
- discriminazioni sociali (lampante in caso di disastri e nel mondo del lavoro, si legga bortocal)
- discriminazioni politiche (anche qui gli esempi fioccano)
Quindi possiamo ben osservare che la tentazione al fanatismo è forte e trascende il tipo di attività umana o sociale.
Il fanatico pensa di imporre il proprio io al mondo, in effetti è il contrario, molto spesso il fanatico è abilmente controllato da altre persone e sarà esaltato finché serve.
Quando non servirà più, altri fanatici si libereranno di lui.

giovedì 29 settembre 2011

Nucleare pulito? I ricorsi storici del torio

Da qualche parte si comincia a pubbicizzare la grande possibilità di avere energia atomica pulita con il ciclo del torio, cosa già capitata dopo Chernobyl. La febbre del torio ha contagiato anche siti ambientalisti che lo difendono a spada tratta.
Di questa tecnologia brevettata da Rubbia (che già criticava fortemente le centrali con fissione dell'uranio), si riportano i vantaggi di cui tutti parlano:
1. la tecnologia è pulita;
2. la reazione nucleare del torio è intrinsecamente sicura, perché non può sussistere in assenza di bombardamento (una volta interrotto questo si interrompe la reazione, contrariamente all'uranio);
3. il torio è diffusissimo in natura, anche in Italia;

4. la tecnologia con il torio è stata abbandonata solo per motivi militari (la reazione non produce plutonio, come capita per l'uranio);
5. gli impianti non prevedono recipienti in pressione, quindi in caso di problemi non vi sarebbero le esplosioni verificatesi a Fukushima;
6. le scorie danno meno problemi.

Come al solito, e come regola di questo blog, non si prendono mai posizioni precostituite, ma si accetta il confronto. I punti sui quali vogliamo siano fatte delle precisazioni e che sono fonte delle nostre perplessità sono i seguenti:

1. La reazione nucleare del torio prevede comunque l'uranio ed altri isotopi che ben conosciamo, quindi di fatto la reazione non è così pulita o "verde";
2. se per il torio non è possibile sostenere la reazione senza un bombardamento esterno, la stessa cosa non può dirsi dell'uranio, elemento comunque coinvolto nel processo, il quale, anche se non riesce a sostenere la reazione del torio, in caso di incidente deve essere controllato, cosa che non sappiamo fare;
4. la tecnologia al torio è stata abbandonata anche per motivi militari, ma soprattutto perché troppo costosa. Il semplice fatto di avere un elemento che non raggiunge il limite di autosostentamento implica degli impianti più complessi e un costo di esercizio molto maggiore dei reattori all'uranio, inoltre l'arricchimento dell'uranio necessario nel processo del torio è più spinto (fino a 4 volte di quello necessario nel ciclo dell'uranio);
5. le esplosioni di Fukushima, più che alla pressione nei recipienti sono state causate dall'idrogeno creatosi a seguito del mancato raffreddamento delle barre;
6. avremmo meno scorie di uranio ma che diano meno problemi è da dimostrare.

Quindi si conviene sostanzialmente che la reazione con il torio consente un numero minore di scorie di uranio ma una nuova tecnologia va analizzata, prima di promuoverla solo perché la vecchia tecnologia non ha funzionato.

Vero è che potrebbe funzionare.

Ma potrebbe non funzionare o non essere sicura nemmeno la nuova.

Ecco perché la scienza e le tecnologie vanno sempre discusse.

Abbiamo una domanda da porgere ai 4 gatti che leggono questo blog:
siamo di fronte davvero alla nuova frontiera dell'energia mondiale che coniuga ambiente ed efficienza oppure siamo all'ennesima trovata pubblicitaria di chi vuole propinarci impianti nucleari a tutti i costi e senza portare argomentazioni scientifiche valide?
La risposta datevela voi magari studiando e facendo un po' di ricerche in giro.

sabato 17 settembre 2011

Non c'è alternativa: devono andarsene!

Dopo l'ennesimo schiaffo alla volontà popolare da parte del ministro Sacconi, oramai è chiaro che non basta fare battaglie per non imbarbarire il nostro paese, adesso bisogna aggiungere una mobilitazione seria per cacciare questo governo e tutti i parlamentari che lo sostengono ed evitare che ritornino al parlamento.
I sotterfugi e gli accordi clandestini in barba alla volontà del popolo ne fa già un esecutivo fantoccio.

Li spazzeremo via, come al solito, con una matita e un foglio di carta.

venerdì 16 settembre 2011

Le alternative dell'assessore Anna Donati

A Napoli ci sarà una ZTL! L'assessore alla viabilità , Anna Donati, lancia un invito perentorio: «Napoletani sarò meglio rinunciare all’automobile, cercatevi una alternativa», insomma come si dice proprio a Napoli: arrangiatevi!
L'assessore ha ragione!
Poiché in Campania hanno decuplicato corse di bus e treni per i pendolari e l'ANM è ben nota per l'eccezionale puntualità e l'alto livello del servizio, è ovvio imporre a quegli incivili che ancora pensano di utilizzare l'auto per arrivare al centro di lasciare l'auto.
E se proprio non vogliono utilizzare il famosissimo trasporto pubblico che in pochissimi minuti li portano da parte a parte della città, ci sono sempre le alternative che la città offre.
Eccole le alternative (con i relativi grandi vantaggi) per i napoletani e per gli ostinati lavoratori che devono recarsi a Napoli in auto:
1. camminare a piedi (dal comune di residenza del lavoratote/pendolare), così finalmente da Napoli sorgerà un nuovo campione di maratona;
2. utilizzare il cavallo (col bollino blu per le esalazioni metanifere e lo smaltimento di residuo organico): scommesse ippiche al centro storico;
3. bicicletta, con premiazione annuale al sopravvissuto alle buche e alle asperità dell'asfalto partenopeo;
4. barca (a remi): non vi mancano capioni come gli Abbagnale? (con vela): ecco il xké dell'America's Cup;
5. utilizzo dei cunicoli della napoli sotterranea: meglio che il superenalotto, se fate attenzione magari trovate un cavò sul vostro percorso da pendolari;
6. pattini e skate: come per le biciclette ma la premiazione è semestrale;
7. sottomarino per rete fognaria: un po' puzzolente, qualche problema a scendere ma va praticamente dappertutto.
Ed è proprio quest'ultima che indica lo stato della città e dei suoi abitanti.
Proprio quest'ultima indica quanto questa classe politica sia inetta e ignorante.

mercoledì 14 settembre 2011

Il nucleare a bocce ferme: Fukushima e Three Miles Island

Quando qualcuno ti invita a dare il tuo contributo agli altri, magari puoi restare contraddetto, ma quando la cronaca ti mostra che questo qualcuno (ovvero Bortocal) ha stramaledettamente ragione allora forse è il caso di rimettersi di fronte al monitor almeno per riportare sinteticamente i progressi delle tue osservazioni, ripromettendoti di scrivere post più esaustivi in seguito.
Come già più volte riportato nel presente blog, sottolineamo ancora che gli incidenti associati all'energia nucleare non sono facilmente gestibili, per una serie di ragioni tecniche e per l'insidia di un nemico "invisibile" che può essere scovato solo dopo rilievi molto accurati.
In particolare ci soffermiamo non solo sugli effetti della radiazione diretta ma anche sugli effetti sul ciclo alimentare, effetti che prima di oggi venivano volutamente trascurati o ridimensionati.
A Fukushima stanno monitorando, per quanto possibile, tali effetti. Poiché storicamente non abbiamo molti studi di questo tipo è opportuno cominciare a guardarli un po'.
La IAEA sostiene che, per quanto riguarda l'inquinamento marino, data l'immensità dell'oceano, la radioattività è "dispersa" e quindi non molto pericolosa. Può darsi ma sta di fatto che lo studio dei pochi pesci (come nel caso del merluzzo) analizzati dal ministero della salute giapponese riporta valori non bassi di cesio 137 (elemento che non decade certo in 20 giorni) e manca del tutto una analisi su alghe e plancton per cercare di capire come il ciclo alimentare "marino" è stato compromesso dall'incidente.
In un altro studio del ministero giapponese si rilevano valori molto alti di radioattività nella carne, frutta e verdura, inoltre in uno studio effettuato sull'acqua potabile si vede come non sia consigliabile berne troppa ed è attualmente vietata ai bambini.
Le analisi suindicate sono solo il primo passo per capire che succede nel ciclo alimentare a seguito di un incidente nucleare, sono interessanti ma non complete. L'analisi dell'acqua è ovviamente fondamentale. Perché vi sia completezza bisognerebbe analizzare non i singoli anelli della catena alimentare (carne, pesce, frutta e verdura) ma più elementi della stessa (erba o foraggio, terreno, alghe, vermi, insetti, ecc.) per capire quale sia la persistenza della radioattività nel ciclo alimentare.
Le prime indicazioni però confermano una persistenza degli elementi radioattivi almeno per un trentennio nel ciclo, ma i dati sono parziali ed è mia personale opinione (quindi non chiedete di dimostrarlo, per ora) che con dati più completi troveremmo una persistenza maggiore.
Ultima aggiunta al post, vi aggiorno sugli articoli completi del ministero della salute statunitense sugli effetti di Three Miles Island (TMI) sulla popolazione, accanto al link riportato già nel post sulla sicurezza, vi segnalo i paper completi dello studio epidemiologico dell'EHP (un ente dove i medici fanno i medici e i biologi fanno i biologi). 
Bene, l'EHP dichiara già nell'abstract che la correlazione tra l'incidente di TMI e i casi di tumore e leucemia c'è ed è verificabile (questo il paper completo), aggiornando uno studio precedente dello stesso ente che non mostrava correlazioni in tal senso (questo il paper dello studio precedente).
Perché cambiano i dati dopo qualche annetto? Lo spiegano bene i medici dell'EHP: nel primo studio, per ovvie ragioni, non era possibile studiare l'effetto dell'incidenza su tumori e leucemie che abbiano un tempo di latenza superiore a 5 anni. Adesso, con i dati più completi ciò è stato possibile e si è trovata la correlazione. A questo punto è interessante valutare anche se e in quali tempi il picco di incidenza di tali malattie decrescerà con il tempo, ma per questo serviranno altri anni.
Detto questo, nasce una domanda.
Chi glieli mostra questi dati ai vari Veronesi, Hack, Chicco Testa e Franco Battaglia?
Attendiamo, come al solito, la loro illuminata opinione.

martedì 13 settembre 2011

Trasporti in Campania e a Napoli: tagli o piano di distruzione?

Ci siamo.
Erano previsti, e sono arrivati.
Dopo gli aumenti dei biglietti di primavera, i tagli alle corse delle principali ferrovie di collegamento tra la provincia di Napoli e la città.
Con modalità che lasciano allibiti. Soppresse le prime corse di Circumvesuviana e Cumana, quelle usate, per intenderci, dagli operai e da lavoratori che hanno turni mattinieri. Tagliato il 15% del traffico, inoltre già da qualche mese la Circum ha soppresso i direttissimi da Sorrento (l'unica possibilità di  collegamento con il capoluogo in meno di un'ora). Ma siamo solo all'inizio, il bello è che non si vede ancora la fine, se ci si affaccia nel mondo dei trasporti si vedono solo macerie, e debiti.
Non ci sono soldi, questo il leit-motiv della Regione Campania.
Noi più correttamente diciamo che non ci sono soldi da destinare ai pendolari.
Cerchiamo di capire come si è arrivati a questo e se veramente i tagli sono necessari.
La Circumevesuviana e la Cumana sono sempre state le galline dalle uova d'oro nel panorama del trasporto pubblico campano. L'ampiezza della rete servita da queste due ferrovie, nonché la capillarità delle stazioni, ne fanno delle vere e proprie metropolitane della provincia a nord-ovest (Cumana) e sud-est (Circumvesuviana).
Il problema vero del trasporto pubblico campano è sempre stata la carenza intermodale del capoluogo.
Infatti da piazza Garibaldi e da altre stazioni sul territorio comunale non esiste un vero servizio di bus integrato con la ferrovia che porti i viaggiatori a destinazione.
Chi è fortunato può proseguire con i treni FS o metropolitani, ma molti cittadini conoscono bene gli incubi dell'uso dell'ANM.
Questa carenza penalizza già il trasporto verso il comune partenopeo, ma non è il problema più rilevante.
Il problema maggiore del trasporto campano è il consorzio Unicocampania.
Un consorzio sempre in rosso, un vero buco nero nei bilanci del trasporto pubblico.
L'idea di un biglietto unico per il trasporto regionale è indubbiamente ottima ma ciò prevede una intermodalità nel trasporto che in Campania non esiste.

Non capitava raramente, infatti, di veder partite da piazza Garibaldi alle 8.30-9 di mattina autobus con varie destinazioni completamente vuoti. Inoltre tali destinazioni erano servite già da Trenitalia. Questo è solo un esempio della metamorfosi di una brillante idea in un fiasco colossale pieno di debiti.
Dei consorziati chi pesa di più in termini di debiti è, ancora una volta, l'ANM, e non si capisce (o si capisce molto bene) perché l'azienda di trasporti pubblici di una città da un milione di abitanti debba essere sempre in deficit.
La sovrapposizione di corse inutili, la (poca) logica nel gestire il network dei trasporti nonché un numero spropositato di dipendenti del consorzio (e mi fermo qui perché non riusciamo ad entrare in quel vaso di pandora dei bilanci del consorzio), i buchi da ripianare dell'ANM, hanno portato la gestione del sistema trasporti regionale in rosso.
Non è una novità che già la CTP nel 2010 ha cercato di uscirne. Trenitalia anche.
E non sarebbe una cattiva idea sciogliere Unicocampania e tornare agli abbonamenti delle singole compagnie, permettendo così alla Regione di scrollarsi di un fardello di debiti.
Non sarebbe male lasciar andare l'ANM verso il proprio destino, ovvero non opporsi al corso degli eventi: se l'azienda non è in grado di autosostenersi che chiuda e si lasci la possibilità di fornire il servizio ad altre aziende le quali, probabilmente, per il semplice fatto di far pagare il biglietto al 70% dei napoletani, riuscirebbero ad andare avanti.
Invece quali sono i rimedi alla crisi finanziaria del trasporto campano?
1. si tagliano le corse delle compagnie che rendono di più
2. si penalizza chi paga (spesso con abbonamenti) e chi lavora
3. non si parla minimamente di eliminare quel buco nero che è Unicocampania
4. non si organizza una vera intermodalità del settore trasporti, senza inutili sovrapposizioni e "buchi" di servizio
5. non si interviene per far pagare il biglietto ad una bella fetta di cittadini residenti napoletani
Alcuni degli effetti di tali "provvedimenti" le possiamo subito immaginare.
Aumenterà il traffico veicolare in tutta la regione e in particolare a Napoli, con buona pace della tanto decantata città d'o sole e d'o mare.
Diminuiranno gli introiti derivanti da biglietti ed abbonamenti, contribuendo così a future "strette" sul servizio.
Il tempo perso dai pendolari nel trasporto si rifletterà sulla produttività al lavoro e forse sulla sicurezza.
I simpatici scaldaseggiole del consorzio Unicocampania nonchè dell'ANM resterebbero al loro posto a spillare soldi dai contribuenti campani, alla faccia della tanto decantata quanto poco applicata meritocrazia.
Possibile che alla Regione non abbiano pensato a queste cose? Le sanno bene, eccome.
Sarebbe bello che da palazzo Santa Lucia dicano davvero se la loro idea di gestione della cosa pubblica rispecchia gli interessi collettivi oppure se continuano nella logica della spartizione delle poltrone ad uso politico e della protezione di figliocci nullafacenti anche in pieno tracollo economico della regione.
Intanto dopo i rifiuti, la scuola e la sanità, i trasporti confermano che in Campania, e nel prossimo futuro in tutta Italia, il prezzo della crisi lo pagheranno le classi meno ricche e meno politicizzate, insomma coloro che pagano le tasse non per avere servizi ma per rimpinguare i portafogli di inutili dirigenti delle aziende di trasporto pubblico partenopee: salvaguardare costoro e non i diritti dei cittadini sembra l'urgenza di Caldoro & co. .

martedì 2 agosto 2011

Siamo soli

31 anni.
Il silenzio colpevole della classe politica che probabilmente sapeva già il 2 agosto del 1980 e non ha mai parlato: per le cause si va dalla caldaia esplosa sostenuta dal governo di allora (presieduto da Cossiga, ricordate Gladio?) agli infiniti depistaggi da parte dei governi e degli organi che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dei cittadini, dal SISMI al sottufficiale dei carabinieri che va a mettere una valigetta piena di esplosivo in un altro treno, dossier falsi e via dicendo (si veda la pagina di wikipedia).
L'ombra di una verità troppo scomoda che avrebbe fatto capire che effettivamente l'Italia non era, e forse non è tuttora, un vero paese libero.
Fino ad arrivare ad oggi, con una classe politica che pensa alle commemorazioni come evento mediatico per farsi pubblicità, non ama contestazioni anche quando va a parlare di aria fritta, aspettandosi che le persone che hanno visto ucciso un loro congiunto possano sorbirsi dei discorsi idioti senza battere ciglio.
La mancanza della verità sul/i mandante/i della strage è uno schiaffo in faccia a tutte le vittime, a tutti i loro familiari e all'intera nazione.
Così come è accaduto per Ustica.
Così come è accaduto per Brescia.
Così è capitato per l'Italicus.
Così è capitato per il rapido 904.
Tante tappe, una sola tremenda verità: probabilmente non siamo padroni della nostra libertà, in Italia.
E i politici assumono le sembianze di marionette nelle mani di altri.
Negli anni si sono susseguiti scandali delle varie logge massoniche che annoveravano politici e personalità varie, inoltre qualche dubbio affiora se consideriamo come, in quegli anni, l'Italia fosse teatro di operazioni di intelligence dei vari servizi segreti esteri, i quali spesso, in altri contesti, non hanno dimostrato tutta quella sensibilità verso la vita umana che ha un comune cittadino (basti pensare a ciò che americani e, in piccola parte anche francesi, hanno combinato in sudamerica per oltre mezzo secolo).

La conclusione è una e sola: il popolo italiano, di fronte a questa immane tragedia è solo.
Non saprà forse mai da chi è stata commissionata.
Non ha avuto in 30 anni nessun politico che abbia avuto la forza di parlare.
Non ci sono stati "servitori" dello stato che abbiano finalmente detto la verità una volta e per sempre.
Non potrà mai più fidarsi del proprio stato e del proprio governo, burattino ben addestrato da mani anonime.
Allora la commemorazione di oggi è la commemorazione di un paese lasciato solo nella sua tragedia, abbandonato al suo dolore, sconfitto nel desiderio di conoscere la verità.
E' questo paese, umiliato dai suoi stessi servitori, sbeffeggiato, forse, da potenze straniere, che oggi si riunisce per commemorare i propri morti.
La politica non c'è,
non c'è mai stata,
ne' ci sarà mai,
è quindi un bene che non si presenti laddove è responsabile di un orrendo crimine.
Le persone, le vite umane, le famiglie distrutte da calcoli politici di qualche stratega del terrore, abilmente coperto/i dai nostri politici e agenti segreti, sono qui. Andateli a guardare in faccia, uno ad uno e chiedetevi se un paese che si ritiene democratico può accettare una classe politica che si lavi le mani di chi ci uccide bambini, mogli, madri, padri, uomini, donne.

giovedì 21 luglio 2011

Non si costruisce una casa su un ponte

Nessun uomo costruisce
una casa su un ponte,
è stupido solo pensarci.

Sul ponte si cammina
da un luogo ad un altro,
non è un arrivo, il ponte,
è un passaggio.

Lo si attraversa per andare oltre.

La vita è come un ponte,
è un cammino, un passaggio,
la attraversiamo,
non ci resteremo per sempre.


E' stupido pensare di potersi fermare
per accumulare ricchezze o per
inseguire la gloria.

E' stupido organizzarsi come se
da questo ponte non si dovesse
mai venir via.

Eppure molti uomini pensano
di essere furbi quando
rinunciano a camminare con altri,
sacrificando affetti, amore, incontro,
per ammassare
inutili ricchezze e proprietà.


Questi resteranno delusi:
non gli resterà nulla

e avranno perso
un'esperienza bellissima.
 
Più saggio sarebbe
allenarsi a camminare insieme,
per non sentire la fatica
del cammino
e godere
della bellezza del percorso
e della compagnia.

Piuttosto che pensare di essere "arrivati".

Infatti alla fine bisognerà andare
dall'altra parte,
non si può restare sul ponte.

Bisogna liberarlo, circolare,
per far entrare altri che possano,
anche loro,
passeggiare amabilmente
sul ponte della vita!

mercoledì 20 luglio 2011

Disobbedire è l'unica via per salvare Napoli!

La Lega boicotta il decreto per lo smaltimento dei rifiuti.
Il governo non è capace di dare risposte.
Sta emergendo con una inaudita gravità la volontà della classe politica di non risolvere il problema napoletano.
Ad oggi il sindaco è impotente, chi gestisce il ciclo dovrebbero essere la provincia e la regione sulle quali pendono le ombre delle inchieste della magistratura.
I cittadini sono bloccati dalla legge. Non è concesso, infatti a questi ultimi, di cominciare a riunirsi in cooperativa per avviare "dal basso" la raccolta differenziata, fosse anche per i materiali più facilmente trattabili, come plastica, vetro, carta, legno, magari realizzando accordi tra comitati di quartiere e industrie per il riciclaggio materiali (ce ne sono anche in Campania).
Siamo al paradosso! Le isituzioni NON VOGLIONO risolvere il problema e si impedisce ai cittadini di provvedere da soli!
Cosa fare?
Potrebbe essere l'ora di cominciare a sfidare una legge ingiusta e pericolosa per l'ambiente (che aspettiamo? Il tifo? Il colera? Le epidemie?).
Da Napoli deve partire, ora, una "crociata" simile a quel che è stata la crociata sull'obiezione di coscienza! Se le istituzioni non sono capaci, provvedano i cittadini, la città è loro: riunirsi in cooperativa, rafforzare i comitati di quartiere, contattare aziende per il riciclaggio materiali, cominciare a creare nella propria zona, nel proprio quartiere dei processi virtuosi, sfidando una legge che sta uccidendo la città.
Registrare tutte le spese e il tempo dedicato a queste attività, fare poi causa (collettiva, ovviamente) per riavere almeno una buona parte delle tasse TARSU pagate per un servizio inesistente a copertura di un servizio fornito dai cittadini stessi.
Potrebbe essere un buon programma?

venerdì 24 giugno 2011

Napoli: protestare e più facile che essere civili!

Quanto costa ai napoletani protestare? Nulla, vanno per strada, rovesciano la spazzatura e magari ottengono anche l'elogio dei giornali.
Quanto costa ai napoletani cominciare a organizzarsi per la differenziata? Poco, ma non lo fanno lo stesso.
Il problema è che per anni si è parlato di differenziata ma a Napoli la differenziata la fanno si e no 2 quartieri.
Poi il napoletano medio vuole sempre che la sua spazzatura vada agli altri.
In Campania ormai già da diversi anni (in alcune zone da decenni) si differenzia senza problemi.
Napoli no.
E poi i napoletani vogliono le discariche nelle altre provincie, nelle altre regioni, nelle altre nazioni.
Caro napoletano, impara a gestirti i tuoi problemi da solo senza scaricarli sugli altri.
Adesso ne hai l'opportunità: un sindaco che finalmente vuole differenziare egestire il ciclo dei rifiuti. Cerca di collaborare piuttosto che ragionare come hai ragionato per secoli, che "qualcun altro ci deve pensare".
Ci devi pensare tu.
Ci riuscirai, o resterai seppellito dalla tua immondizia?
Saluti da un napoletano come te differenzia come non fai tu.

giovedì 16 giugno 2011

Ritorniamo alla nostra grafica tradizionale

Completati i referendum, per i quali avevamo deciso un sostegno "massiccio" in termini di contenuti e di grafica, adesso questo blog ritorna alla grafica tradizionale.

lunedì 13 giugno 2011

Vince il referendum: adesso bisogna programmare!


Il 57% degli italiani si è recato alle urne. La vittoria è andata oltre ogni più rosea (dal nostro punto di vista, nefasta dal punto di vista di B.) previsione.
La comunicazione
Cosa cambia adesso in Italia? Cambia molto, in particolare dal punto di vista della comunicazione.
L'oscuramento complessivo dei mass-media allineati con il governo non è servito perché il 60% degli italiani sapesse del referendum ed andasse a votare.
Ha vinto internet.
Ha vinto internet per forza comunicativa e per capacità critica.
Ma ha vinto anche l'incontrarsi delle persone che vivono affianco, per parlare e confrontarsi.
La forza comunicativa di internet si è vista nei social forum, laddove il passaparola virtuale ha consentito di diffondere la notizia, ma questa forza comunicativa non si è fermata in rete: coloro che dovevano portare un messaggio, l'han fatto ai vicini, familiari, conoscenti: solo così si giustifica il 57% dei votanti.
I giornali e le tv hanno perso e perderanno ancora. I limiti dei media ormai sono sull'autorevolezza, più che sulla diffusione: infatti, i giornali non solo non sono letti (senza contributi fallirebbero), ma ormai sono sempre meno obiettivi rispetto i problemi della nostra società. Mentre in rete si contavano diversi blog sui quali persone comuni (ma specializzate: ingegneri, fisici, medici, ecc.) fornivano spiegazioni e dibattevano con competenza sui temi trattati, i media sparavano proclami populistici e non hanno mai accettato il confronto. Forti di un retaggio per il quale credevano di poter pontificare su tutto senza dover dare spiegazioni delle cose asserite, sono stati giustamente snobbati dagli italiani.
Questo aspetto della vittoria è certamente importante per il futuro.
La politica
La vittoria referendaria vede la sconfitta della politica del centrodestra ma anche un passo indietro (opportunistico) del centrosinistra. Il PD aveva sostenuto sia il nucleare, sia la privatizzazione dell'acqua (adesso bisognerà smantellare le consorziate "sinistrorse": lo farà?), potrebbe essere un buon segno: gli italiani ormai non sono più di destra o di sinistra e i deputati devono rappresentare il popolo, non dominarlo.

Il nucleare
I pasticci sul quesito referendario rendono complicata la situazione post-voto. Diciamo che è stata vinta una battaglia ma, per la guerra bisogna attendersi altre controffensive: meglio vigilare sempre cosa fanno al governo!
Inoltre adesso comincia la vera battaglia per evitare "ritorni" futuri: cominciare a risparmiare e investire, laddove possibile, da privati cittadini, in fonti energetiche alternative.
L'acqua pubblica
Probabilmente i privati che hanno contratto obblighi con gli enti pubblici batteranno cassa: probabilmente hanno ragione, ma l'acqua era e resta pubblica. Il proseguimento di questo referendum sono le prossime elezioni nelle quali vanno cacciati TUTTI i politici coinvolti nella privatizzazione dell'acqua, anche per il danno erariale.
Il legittimo impedimento
Anche qui è stata vinta una battaglia. B. ormai cerca da anni di sfuggire alla magistratura. Prima la Corte Costituzionale e poi i referendum lo hanno bloccato, però c'è da scommettere che si inventerà qualche nuova trovata: una battaglia è vinta, la guerra no.
Grazie
In questo periodo su questo blog abbiamo cercato di fornire indicazioni in particolare per il lato più tecnico del referendum sul nucleare e sull'esperienza diretta riguardo la privatizzazione dell'acqua. E' il contributo che sapevamo, in coscienza, di poter dare, lasciando ad altri contributi di altro genere che esulano dalle nostre competenze.
Adesso che il referendum è passato torneremo ai post noiosi e poco letti riguardo la nostra vita quotidiana, ringraziandovi per i circa 3000 accessi in tre mesi (prima, e forse anche da oggi in poi, ne avevamo 100 scarsi al mese). Il nostro servizio di informazione finisce qui, a meno di altre richieste o eventi. Speriamo di esservi stati utili.

martedì 7 giugno 2011

La sicurezza delle nuove centrali atomiche

Solo in questi giorni, dopo mesi di letture, sono riuscito a leggere sulla stampa italiana un paio di articoli seri sul nucleare, mi riferisco agli articoli "Fukushima, anatomia di un incidente" di Flavio Parozzi e "La sicurezza dei nuovi reattori" di Adam Piore.
Sono apparsi su "Le Scienze", mensile che non fa mistero, sostiene l'energia atomica, infatti nell'editoriale di questo mese compare una bocciatura al (solo) referendum atomico.
Ma gli articoli di Adam Piore e Flavio Parozzi sono ben posti perché affrontano finalmente le tematiche di sicurezza delle centrali in maniera oggettiva: sono questi gli articoli con i quali sarebbe stato bello confrontarsi nel dibattito per i referendum, senza ricorrere alle frottole che i nuclearisti italiani hanno raccontato in quest'ultimo anno, ovvero sicurezza al 100% delle centrali (prima di Fukushima) e la poca o nulla influenza sulla salute delle radiazioni, basterebbero solo queste due affermazioni per correre al primo seggio e votare sì!
I fatti, dunque.
Priore afferma che, giustamente, il probelma sicurezza delle centrali esiste e non è irrilevante. La possibilità che si verifichi un evento catastrofico (cigno nero) non razionalizzabile a priori c'è, ma non è solo un "cigno nero" che potrebbe causare incidenti.
Three Mile Island ha avuto problemi per una serie di errori degli operatori.
Priore, fatto importante, identifica nel sistema di raffreddamento (punto 6 del post del 26 aprile 2011 e post del 4 aprile 2011) la criticità per la sicurezza delle centrali, al di la' dei "cigni neri".
L'esperienza di Fukushima ha mostrato che la circolazione del refrigerante nel nocciolo potrebbe non essere garantita dagli impianti di emergenza, anche se ridondanti, checchè ne dicano Veronesi e la Hack.
Osservazione giusta.
Priore afferma che per le nuove centrali si è previsto a progetto la possibilità di un guasto agli impianti ausiliari, e che saranno dunque realizzate delle centrali con impianto di raffreddamento che, in caso di guasto, sarà azionato dalla sola forza di gravità, ciò garantirebbe una sicurezza alta.
Vero è che avere la possibilità di raffreddare senza l'ausilio di pompe (per gravità) migliora di molto l'aspetto della sicurezza, ma la domanda che ci si pone è la seguente: è risolutivo questo aspetto?
Guardiamo ancora l'incidente di Fukushima Daiichi.
Le informazioni che provengono dalla centrale ci dicono che i problemi registrati il 31 maggio al reattore IV , nonchè l'incremento della radiazione registrato il 3 giugno, ovvero dopo quasi 4 mesi dallo tsunami, sono indice che il fattore di progetto da valutare in questi casi è il tempo.
Il raffreddamento deve essere garantito per tempi lunghi, questo implica, in caso di sistema di sicurezza "a gravità", la necessità di disporre di serbatoi che garantiscano una portata costante per diversi mesi. La massa di acqua necessaria e la grandezza spropositata dei serbatoi necessari, rendono di fatto questa soluzione indubbiamente un avanzamento nella sicurezza ma di certo non è una soluzione risolutiva degli scenari più seri, a meno di voler piazzare centrali nelle vicinanze di una diga (con i rischi che ben conosciamo).
La conclusione di Priore è che la scelta dell'energia atomica è legata al rischio che una popolazione vuol assumersi in relazione ai vantaggi di questa energia anche rispetto ad altre forme di produzione.
Questa conclusione mi trova in accordo, di fatto il referendum italiano è proprio questo: gli italiani sono disposti a correre il rischio per avere i vantaggi dell'atomica?
Per quanto ci riguarda continuiamo a ritenere i rischi troppo elevati. Allo stato, infatti, possiamo dire che sostanziali passi avanti verso la sicurezza non ce ne sono.
Restano validi i motivi per i quali votare sì al referendum in base alle considerazioni sul rischio delle centrali atomiche (post del 12 febbraio 2011).

venerdì 3 giugno 2011

L'appello di padre Alex Zanotelli contro la privatizzazione dell'acqua

Questo appello è del 15 agosto 2008 ma ancora estremamante attuale. 
link originale: http://www.peacelink.it/zanotelli/a/27057.html

Appello

S.O.S. Acqua

Cosenza, 15 agosto 2008. Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra calabra mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell'acqua. Tutto questo con l'appoggio dell'opposizione, in particolare del Pd.
15 agosto 2008 - Padre Alex Zanotelli

Cosenza, 15 agosto 2008
Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra calabra, lavorando con i giovani nelle cooperative del vescovo Brigantini (Locride) e dell'Arca di Noè (Cosenza), mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell'acqua. Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l'articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Tutto questo con l'appoggio dell'opposizione, in particolare del Pd, nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta (Una decisione che mi indigna ma non mi sorprende, vista la risposta dell'on. Veltroni alla lettera sull'acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!).
Così il governo Berlusconi, con l'assenso dell'opposizione, ha decretato che l'Italia è oggi tra i paesi per i quali l'acqua è una merce.
Dopo questi anni di lotta contro la privatizzazione dell'acqua con tanti amici, con comitati locali e regionali, con il Forum e il Contratto Mondiale dell' acqua... queste notizie sono per me un pugno allo stomaco, che mi fa male. Questo è un tradimento da parte di tutti i partiti! Ancora più grave è il fatto, sottolineato dagli amici R. Lembo e R. Petrella, che il "Decreto modifica la natura stessa dello Stato e delle collettività territoriali. I Comuni, in particolare, non sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell'impresa siano i più elevati nell'interesse delle finanze comunali".
Ci stiamo facendo a pezzi anche la nostra costituzione!
Concretamente cosa significa tutto questo? Ce lo rivelano le drammatiche notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che avviene quando l'acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina (Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua ha il 46,5 % di azioni), che gestisce l'acqua di Aprilia, ha deciso nel 2005 di aumentare le bollette del 300%! Oltre quattromila famiglie da quell'anno, si rifiutano di pagare le bollette ad Acqualatina, pagandole invece al Comune. Una lotta lunga e dura di resistenza quella degli amici di Aprilia contro Acqualatina! Ora nel cuore dell'estate, Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori o ridurre il flusso dell'acqua. Tutto questo con l'avallo del Comune e della provincia di Latina! L'obiettivo? Costringere chi contesta ad andare allo sportello di Acqualatina per pagare.
È una resistenza eroica e impari questa di Aprilia: la gente si sente abbandonata a se stessa. Non possiamo lasciarli soli!
L'estate porta brutte notizie anche dalla mia Napoli e dalla regione Campania.
L'assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Cardillo, lancia una proposta che diventerà operativa nel gennaio 2009. L'Arin, la municipalizzata dell'acqua del Comune di Napoli, diventerà una multi-servizi che includerà Napoligas e una compagnia per le energie rinnovabili. Per far digerire la pillola, Cardillo promette una "Robintax" per i poveri ( tariffe più basse per le classi deboli). Con la privatizzazione dell'acqua si creano necessariamente cittadini di seria A (i ricchi) e di serie B (i poveri), come sostiene l'economista M. Florio dell'università degli studi di Milano.
Sono brutte notizie queste per tutto il movimento napoletano che nel 2006 aveva costretto 136 comuni di ATO 2 a ritornare sui propri passi e a proclamare l'acqua come bene comune. Invece dell'acqua pubblica, l'assessore Cardillo sta forse preparando un bel bocconcino per A2A ( la multiservizi di Brescia e Milano) o per Veolia, qualora prendessero in mano la gestione dei rifiuti campani? Sarebbe il grande trionfo a Napoli dei potentati economico-finanziari.
A questo bisogna aggiungere la grave notizia che a Castellamare di Stabia (un Comune di centomila abitanti della provincia di Napoli ) 67 mila persone hanno ricevuto, per la prima volta, le bollette dalla Gori (una SPA di cui il 46% delle azioni è di proprietà dell'Acea di Roma). Questo in barba alle decisioni del Consiglio Comunale e dei cittadini che da anni si battono contro la Gori, che ormai ha messo le mani sui 76 Comuni Vesuviani (da Nola a Sorrento).
"Non pagate le bollette dell'acqua!", è l'invito del Comitato locale alle famiglie di Castellamare. Sarà anche qui una lotta lunga e difficile, come quella di Aprilia. Mi sento profondamente ferito e tradito da queste notizie che mi giungono un po' dappertutto.
Mi chiedo amareggiato:" Ma dov'è finita quella grossa spinta contro la privatizzazione dell'acqua che ha portato alla raccolta di 400 mila firme di appoggio alla Legge di iniziativa popolare sull'acqua ?
Ma cosa succede in questo nostro Paese? Perché siamo così immobili? Perchè ci è così difficile fare causa comune con tutte le lotte locali, rinchiudendoci nei nostri territori?
Perché il Forum dell'acqua non lancia una campagna su internet, per inviare migliaia di sollecitazioni alla Commissione Ambiente della Camera dove dorme la Legge di iniziativa popolare sull'acqua ?
Non è giunto il momento di appellarsi ai parlamentari di tutti i partiti per far passare in Parlamento una legge-quadro sull'acqua?
Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l'acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l'utente,senza essere S.P.A .
"L'acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne "illecito" profitto - ha scritto l'arcivescovo emerito di Messina G. Marra -. Pertanto si chiede che venga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubblica, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile."
Quando ascolteremo parole del genere dalla Conferenza Episcopale Italiana? Quand'è che prenderà posizione su un problema che vuole dire vita o morte per le nostre classi deboli ma soprattutto per gli impoveriti del mondo? (Avremo milioni di morti per sete!)
È quanto ha affermato nel mezzo di questa estate, il 16 luglio, il Papa Benedetto XVI: "Riguardo al diritto all'acqua, si deve sottolineare anche che si tratta di un diritto che ha un proprio fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva bisogna esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano e trattano l'acqua unicamente come bene economico."
Quand'è che i nostri vescovi ne trarranno le dovute conseguenze per il nostro paese e coinvolgeranno tutte le parrocchie in un grande movimento in difesa dell'acqua?
L'acqua è vita. "L'acqua è sacra, non solo perché è prezioso dono del Creatore- ha scritto recentemente il vescovo di Caserta, Nogaro - ma perché è sacra ogni persona , ogni uomo, ogni donna della terra fatta a immagine di Dio che dall'acqua trae esistenza, energia e vita."
Sull'acqua ci giochiamo tutto!
Partendo dal basso, dalle lotte in difesa dell'acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l'acqua non è una merce, ma un diritto di tutti.
Diamoci da fare perché vinca la vita!
Alex Zanotelli

mercoledì 1 giugno 2011

IMPORTANTISSIMO: COME VOTARE PER I FUORI SEDE !


Si può votare anche se si è fuori sede e non si vuol tornare nel proprio comune di residenza. Per farlo bisogna iscriversi alla lista dei rappresentanti dei promotori. Per iscriversi basta aderire ad un comitato promotore di un referendum.

link per il comitato del referendum per l'acqua pubblica
link dei comitati locali
per l'IDV si può far riferimento all'organizzazione

FATE PRESTO, C'E' TEMPO FINO AL 5 GIUGNO!

vi riporto lo stralcio preso dal sito del comitato per l'acqua pubblica! 

rappresentante di lista
Per adempiere alle funzioni di rappresentante dei Promotori per i Referendum occorre essere elettori di un comune della Repubblica.

Hanno diritto ad assistere a tutte le operazioni e controllano lo svolgimento del voto.

I rappresentanti possono essere titolari o supplenti.
A seconda della vostra disponibilità scegliete se essere presenti in tutte e due le giornate di voto per aiutare i comitati territoriali.
Ad ogni modo, iscrivetevi per poter almeno votare.

E' semplice ed è importante!
FAQ
Cosa comporta la nomina?
La nomina comporta essere rappresentanti del comitato promotore. Per questo i titolari dovranno essere presenti per i due giorni del voto con particolare attenzione alle operazioni di scrutinio.
Per i supplenti non sono previsti particolari impegni se non la sostituzione in caso di necessità.
In ogni caso potrai indicare se voler essere titolare o supplente (a secondo delle disponibilità di tempo) una volta che verrai ricontattato/a dai referenti del territorio in cui hai chiesto di votare.
Ad ogni modo in questa pagina trovi altre informazioni, obblighi e diritti sul ruolo dei rappresentanti.

Posso votare per tutti i referendum?
Si, potrai votare per tutti e 4 i referendum

Tra quanto avrò risposta?
Nel giro di una settimana verrai ricontattato dai referenti. Se non dovessi ricevere notizie in questa pagina trovi i loro recapiti.

Se do la disponibilità e invece poi torno a casa a votare?
Non succede niente.
L'unica accortezza necessaria sarà avvertire il referente per conoscenza.

C'è posto per tutti ?
Si c'è posto, anche se potresti essere nominato in una zona differente da quella che richiedi.

Quali documenti servono?
Per noi non è necessario nessun documento, ma quando vai al seggio è necessaria la tua scheda elettorale e un documento di identità. Se no non potrai votare.

La Cassazione conferma: il referendum si farà!

Come scritto più volte sul blog e senza il minimo dubbio al riguardo: il referendum si farà!
Coloro che proclamavano la non ammissibilità del referendum a seguito del decreto omnibus, si sbagliavano, in buona o cattiva fede, adesso ciò non è importante.
COME PIU' VOLTE SCRITTO SU QUESTO BLOG :

AFFILATE LE MATITE,
IL REFERENDUM SI AVVICINA!

venerdì 27 maggio 2011

Il referendum è l'unica arma contro il nucleare!

Sale la febbre dei ballottaggi. Le amministrative hanno, sullo sfondo, dopo tre settimane, i referendum. In molti già sperano che, con la possibile sconfitta ai ballottaggi, con Berlusconi finisca anche il progetto del nucleare italiano.


Ma questa è una pia illusione!

Innanzitutto perché un'ampia fetta del pd è favorevole al nucleare, come anche fli e udc, per cui, se in qualche modo ci fosse solo un "cambio di guardia", la strategia energetica dell'Italia non cambierebbe.
In secondo luogo l'antinuclearismo di Bersani sa tanto di contrizione pre-elettorale. Bersani critica l'organizzazione delle centrali ma non la sicurezza complessiva del processo.
Questo è un campanello d'allarme sul perché Bersani non ha mai affrontato seriamente il tema del nucleare: non tanto per spaccare il partito ma perché lui stesso è favorevole all'energia atomica. Infatti, da ministro dello sviluppo economico (nel governo Prodi) assicurava gli americani sul nostro "futuro sviluppo nucleare".
Si può capire che uno cambi idea (anche io l'ho cambiata nel tempo e fortunatamente prima di Fukushima) sarebbe il caso che spiegasse bene perché l'ha cambiata, altrimenti sembra (?) che le sue parole siano solo dovute ad un calcolo politico.
Non si può essere convinti della pericolosità del nucleare e criticare solo l'organizzazione per lo smaltimento delle scorie. Chi capisce che il nucleare è davvero pericoloso critica innanzitutto la pericolosità insita nel processo e negli impianti.
La presunta opposizione della sinistra al nucleare si basa solo su problematiche inerenti alla gestione degli impianti che comunque a livello politico non si è in grado di controllare, questo a causa di un paio di fattori che non vengono mai citati.
Innanzitutto esiste una pericolosità intrinseca del processo e dalla capacità che questo ha di fare danni in caso di incidente e su questo c'è poco da fare: incidenti ne sono capitati ovunque e ne capiteranno ancora ovunque per i più disparati motivi.
In secondo luogo la sicurezza è influenzata dal corpus di norme tecniche di controllo di uno stato. Già le normative degli stati occidentali sono carenti al riguardo, le normative di controllo italiane sono addirittura inesistenti: l'Italia recepisce le direttive europee ma non si dota degli strumenti per gestire il controllo!
Se anche si volesse migliorare il secondo aspetto (cosa difficile in questa nazione) il primo comunque sarebbe discriminante.
Il velo che si stende su temi cruciali come questi fa pensare che in una prospettiva  di ricambio tra pd e pdl la gestione del nucleare non cambierà rotta, ma solo attori protagonisti.
Non speriamo dunque che altri decidano per noi! Abbiamo l'opportunità di prescindere dai politicanti. E' bene che non ci facciamo scappare questa occasione!

mercoledì 25 maggio 2011

Affilate le matite, la battaglia è vicina.

Il governo, notizia non nuova, sta cercando di eludere il referendum.
Il "decreto omnibus" sta tentando di portare scompiglio tra la popolazione.
Mancano circa 3 settimane al referendum e mettere in dubbio la consultazione può essere un grande espediente per far mancare il quorum.
Perché il governo tenta di rinviare il giudizio referendario? Ovviamente perché spera di imporre il nucleare in Italia.
Il governo si muove su due possibili scenari: il primo, quello oramai certo, è che effettivamente il referendum si svolge il 12-13 giugno, quindi bisogna da subito stendere una coltre di silenzio sui referendum e creare confusione (si andrà a votare o no?), il secondo scenario, quello preferito da Berlusconi, una chimera, è lo slittamento del referendum di almeno un anno, qui il governo potrebbe giocarsi meglio le sue carte.
Come lavorano Berlusconi & soci su questi scenari? Seguendo tre linee di azione.
1. Alla lunga le persone dimenticheranno Fukushima e lo tsunami giapponese, infatti nessun tg o quotidiano sta più dando notizie provenienti dal sol levante, anche se non attinenti alla centrale. Eppure con i suoi 20.000 morti e oltre 700.000 sfollati è un disastro che dovrebbe attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica, non foss'altro che per raccolgiere un po' di soldi per dare un primo aiuto a chi è rimasto senza nulla. Invece niente. In questo caso non c'è solidarietà umana che tenga. La verità è che il solo parlare dello tsunami, farebbe ricordare Fukushima. E' in corso d'opera, come direbbero i latini molto ben ripresi da Harry Potter, l' "oblivium", ovvero, una dimenticanza completa, totale, assoluta e duratura, la perdita di ogni memoria e ricordo del disastro.
2. In base alla capacità di dimenticare del nostro sventurato cervello, tra qualche tempo (ma timidamente già lo stanno facendo) i tromboni dei mass-media ricominceranno a propagandare una sicurezza delle centrali nucleari quali mai abbiamo assistito. Probabilmente emeriti esperti del nulla diranno di aver attentamente studiato i nuovi impianti e di aver rilevato un livello teconologico che gli impianti giapponesi neanche immaginavano!
3. Nel frattempo che si arrivi a parlare della ritrovata sicurezza delle centrali, e visto che l'operazione slittamento del premier è una mossa disperata e dall'esito quasi certamente (mettiamo il quasi perché comunque attendiamo un pronunciamento della Cassazione) negativo, già schiere di giornalisti accondiscendenti e falsi ecologisti stanno cominciando a precisare che in  effetti le radiazioni non sono poi così gravi per la salute, estrapolando forzatamente delle conclusioni da studi scientifici parziali.

In particolare l'obiettivo è dissociare il nucleare dalla giusta percezione negativa che in questo momento si porta dietro. Berlusconi e soci sanno bene che nei processi decisionali, soprattutto quelli non di routine, l'emozione che gli individui associano all'evento gioca un ruolo fondamentale. Come ben spiegato da prof. Francesco Gallucci; Presidente, Professore di Sociologia della Comunicazione del Politecnico di Torino.
Ecco perché il referendum del 12-13 giugno è un problema. 
L'obiettivo del governo è ri-associare elementi psicologici tranquillizzanti all'energia nucleare, allora già si sta  negando che vicino le centrali ci siano problemi di salute, si sfrutta, per questa tesi, l'inesistenza di studi seri e a lungo termine. 
Non solo dare la percezione alle persone che comunque per il governo non è cruciale la scelta nucleare significa fornire un altro tassello di tranquillità che permetterebbe al processo decisionale di imboccare la direzione del non-voto.

Anche noi proseguiamo la battaglia, indipendentemente dai due scenari, cambierebbero i tempi ma non la sostanza.
Per la verità siamo sicuri che la Cassazione non boccerà il referendum, per cui vi diciamo di non credere alle chiacchiere e tenere libero un po' di tempo il 12-13 giugno per andare a votare.
Affilate le matite.
E' l'unica nostra arma.
Ma se davvero l'avversario ha così paura delle matite, vuol dire che è un'arma davvero potente.
Basta solo crederci.