domenica 23 dicembre 2012

Violenze sulle donne? Colpa delle donne!

 Dopo anni di impegno sociale, ho scoperto dall'ameno sito Pontifex, che le donne sono le colpevoli (al 50%) degli stupri su loro stesse. Insomma se mi va di stuprare qualcuna so già che, come dicono le assicurazioni, c'è concorso di colpa. Comodo, no?

Non amo fare polemiche via web, ma credo sia quantomeno opportuno mettere dei puntini sulle i riguardo gli articoli sempre più aggressivi del sito Pontifex, in questo caso parliamo di violenze sulle donne, articolo a firma di un certo Bruno Volpe.
Non sto qui ad elencare tutte le imprecisioni dell'articolo, mi limiterò a dire perché un articolo del genere è un indice chiaro di quanto il limite tra religione e fanatismo spesso sia impercettibile.
Cominciamo con il senso del post: le violenze sulle donne sono inaccettabili ma le responsabilità sono da dividere da uomini e donne stesse.
Il sig. Volpe apre con un preambolo davvero carino: "Notoriamente, l'aborto lo decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti femminicidi", quindi verrebbe da dire, se le buscate ne avete preso sempre meno rispetto a quanto fatto.
In relazione alle violenze sul coniuge in caso di un rapporto in crisi (ma negli altri casi? Quando le violenze non nascono da separazioni o divorzi? Boh, per l'autore non esistono altri casi) la colpa è, manco a dirlo, delle donne, e per dirlo il sig. Volpe fa un bel volo pindarico, prima, come se lui non condividesse la cosa, parla di "certa stampa fanatica" che attribuisce il ricorso alla violenza al fatto che l'uomo non accetterebbe la separazione, poi dice testualmente "In alcuni casi, questa diagnosi può anche essere vera", ovvero lui la ritiene giusta, infine chiosa: " Domandiamoci. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, ... ... si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti."
Poi una serie di buoni motivi per far finire il matrimonio "a ramengo": "Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera...", per cui non c'è da sorprendersi della successiva frase: "Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto , spesso le responsabilità sono condivise" e gentilmente spezza una lancia per i delitti, specificando, in rigorose parentesi tonde ed in maiuscolo: "(FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA)", grazie, che carino!
Volpino conclude con la solita sfilza di accuse ai vestiti femminili rei di provocare gli stupri, che pur essendo attuati da mascalzoni "(lo ribadiamo: roba da mascalzoni)" hanno però un, diciamo così, mandante: la persona stuprata "facciano un sano esame di coscienza: "forse questo ce lo siamo cercate anche noi"", si sa di fronte a "donne libertine" gli uomini "talvolta esagerano".

Volendo esprimere seriamente un parere sull'articolo, è facile concludere che questo articolo di Pontifex non ha ne' capo ne' coda (e mi sono trattenuto per non scendere nell'osceno).

Primo: la violenza sulle donne non è un reato da condannare o roba da mascalzoni. Il reato sulle donne è un crimine orrendo contro la persona, il rispetto alla persona è sacro: se l'uomo e la donna sono immagine di Dio, usare violenza contro un'altra persona è l'atto più grave e ingiustificabile che possa esistere.

Secondo: giustificare la violenza sulle donne semplicemente perché non vogliono stare più con un uomo, presuppone un concetto della morale matrimoniale che prevede un "diritto di possesso" da parte dell'uomo sulla donna.
Dire che le responsabilità sono condivise sul delitto significa dire che una donna sposata, secondo Pontifex, è una schiava e un uomo sposato reagisce così perché ha dei diritti sulla vita del coniuge. Questo concetto è profondamente anticristiano e a dir poco satanico: l'uomo e la donna sono liberi sempre e comunque, pensare di utilizzare un sacramento per "ingabbiare" qualcuno è a dir poco diabolico.
La libertà dell'uomo e della donna, piaccia o no a Pontifex, ce l'ha donata Dio, e non può essere tolta dalle strampalate idee di un Pontifex qualsiasi.

Terzo: forse viviamo in un'altra nazione ma io non ho visto in giro nelle case bambini abbandonati a se stessi o case sporche o cibo da fast food se non nella testa di qualche suocera inviperita con la nuora. Pontifex descrive la realtà del Brasile, forse, o delle Filippine, paesi cattolici notoriamente o a stragrande maggioranza cattolica, come non mi sembra di vedere "donne libertine" che scorazzano in città, magari se le conosce Pontifex me lo indica così le contatto per un appuntament....ZZZZACCCCKK..., scusate mia moglie mi sta tagliando le cosce!!!!

A conclusione mi verrebbe da dire che se qualcuno viene a dirmi che Pontifex è un sito cattolico, allora credo di aver sbagliato religione o forse dovrei fare l'ateo, ma poiché credo che questo sia un sito fortemente equivoco e non ancorato al Vangelo, allora ritengo di essere ancora cristiano.

martedì 25 settembre 2012

Ateismo, religiosità e dogma


In molti, ultimamente, parlano di religione. Le opinioni sono tante e diverse tra loro, dibattito interessante, davvero ma sommamente inutile.
Perché una persona religiosa dovrebbe scrivere di religione? E perché dovrebbe farlo un ateo?
Perché insomma ognuno vuole convincere gli altri del proprio punto di vista?
Partiamo dall’inizio. Cos’è la religiosità?
Per me è null’altro che un cammino, un cammino di ricerca. E’ una ricerca personale, intima, qualcosa anche di molto riservato.
Ecco quindi perché non mi ritengo ateo. Un ateo, di base, nega l’esistenza di un Dio precludendo a priori un cammino che, a mio avviso, è innato nella curiosità di cui tutti gli uomini sono dotati.
Certamente potrebbe essere un cammino o una ricerca che non porta a nulla ma rinunciarci a priori a me non va. Questione di punti di vista.
Tra l’ateismo e l’agnosticismo, poi non è che cambi più di tanto: se i primi negano l’esistenza di Dio, i secondi non si pronunciano al riguardo dell’esistenza ma asseriscono che comunque la cosa è ininfluente,quindi inutile perderci tempo, la qual cosa comunque non rientra nella mia concezione.
Detta così potrebbe sembrare che non sopporti atei e agnostici, invece credo di avere molti amici atei e qualcuno agnostico.
Per la verità dietro l’ateismo o l’agnosticismo si nasconde una tensione alla ricerca (è comunque una ricerca il tentativo di confutare le tesi religiose) che è davvero molto interessante e apprezzabile.
Stessa tensione che non si nota in molti religiosi o sedicenti tali. Come mai? Difficile rispondere, ma qualcosina possiamo abbozzarla.
  1. La ricerca religiosa è comunque faticosa e richiede impegno, cosa che in molti non sono disposti a concedere: meglio qualche regoletta da seguire e via.
  2.  La ricerca personale di ognuno di noi non si svolge in schemi preordinati, ne ovviamente è detto che si arrivi a conclusioni comuni. Questo fattore non è molto ben visto dalle religioni ben strutturate ed organizzate che quindi, sfruttando la naturale pigrizia della maggior parte delle persone, per preconfezionare delle regolette affinché siano dei “buoni religiosi”.
  3. La ricerca potrebbe condurre a conclusioni ben poco religiose e ciò fa paura a molti, meglio quindi non pensare troppo.
  4. La ricerca personale è comunque sinonimo di libertà, ma la parola libertà, benché esaltata e abusata nelle omelie rappresenta in verità un delitto per molti capi religiosi.

Di risposte ce ne sarebbero altre, probabilmente, ma già con questo abbozzo si capisce perché una religione per sopravvivere ha bisogno di imporre tante regole, regolette e balzelli inutili, dalla più piccola prescrizione al più roboante dogma.
Il dogma, per l’appunto, è un postulato da non dover mai mettere in discussione. Solo che i postulati della matematica e della fisica possono sempre essere sconfessati da nuove scoperte dimostrate, mentre i dogmi religiosi non si possono cambiare mai.
Al dogma bisogna credere pena l’espulsione dalla comunità religiosa. Anche al dogma che contraddice le fondamenta stesse della religione. Tant’è.
Il dogma è la pietra tombale della religione, più dell’ateismo o dell’agnosticismo, più delle imperfezioni delle persone, più di tutto.
Il problema vero di tutta questa architettura è che le persone vanno continuamente condizionate, in modo che non creino problemi.
Ecco allora che nascono delle sovrastrutture religiose che minano il senso stesso della religiosità.
Due su tutte: l’esistenza di Dio e la rinuncia alla libertà personale.
Per quanto riguarda l’esistenza di Dio, si propina ai titubanti (molti, a dispetto dei dogmi) che l’esistenza di Dio è filosoficamente dimostrabile (come ai tempi di B. Russell) o è un fatto razionalmente dimostrabile (cosa che si ripete oggi anche con meno argomentazioni).
Si deve tranquillizzare, anestetizzare, normalizzare il tutto ad eventi certi.
Ricordo che l’atto di fede in Dio è una cosa tremendamente irrazionale e priva di una logica apparente, a tal punto che volendo rileggere le sacre scritture, per i cristiani, è sottolineato come la fede è definita “stoltezza” dal “mondo”. Certamente una scelta irrazionale potrebbe anche rivelarsi giusta, ma una cosa è credere in un qualcosa di razionalmente poco probabile una cosa è plagiare i termini e asserire che un qualcosa di irrazionale è matematicamente dimostrato.
Ma le sovrastrutture non si fermano nei luoghi di culto.
Nel caso della rinuncia alla libertà, bisogna sottolineare che, se è vero che i religiosi ritengono dimostrata l’esistenza di Dio, allora non c’è motivo di non creare dei governi teocratici.
Quasi tutte le religioni cercano di imporre la propria visione alla società, attraverso pressioni sui governi e cercando di manipolare le menti degli adepti.
Ma, ci si chiede, come è possibile che la libertà così generosamente concessaci da Dio ci venga poi tolta dai capi religiosi?
Inoltre, ancora per i cristiani, rammento una lunga serie di frasi evangeliche che sono una “diffida” a questo modo di fare:
  •           Tenere diviso l’ambito religioso da quello pubblico (dare a cesare ciò che è di cesare…).
  •            Convertire (far cambiare) gli altri con l’esempio di vita (e non attraverso dei decreti legge).
  •            Diffidare del “mondo” quando tesse le nostre lodi

Eppure oggi i molti cristiani pensano che,grazie ad una legge, tutti righeranno dritti sentendosi di fatto esonerati dalla testimonianza, come lo sono dalla ricerca spirituale.
Ecco perché oggi le grandi (in senso numerico) religioni si presentano come mere espressioni di potere senza alcuna autorevolezza ma con molta saccente e supponente autorità.
Ecco perché oggi le persone che sono propriamente da definire religiose sono viste come delle persone eretiche, mentre la religione è frequentata da soldatini pronti sempre e comunque a seguire le istruzioni (anche perché questo atteggiamento ha i suoi ritorni economici).
Ecco perché le chiese e le religioni istituzionali oggi non hanno nulla da dire al mondo e forse sono secoli che non hanno più nulla da dire al mondo.
Ecco perché non amo i religiosi che vengono a fare operazioni di proselitismo o ci vogliono spiegare come bisogna vivere: ognuno si regoli secondo le proprie credenze, secondo le proprie convinzioni e secondo il proprio percorso, ovviamente non si infrangendo le leggi della società civile.

giovedì 6 settembre 2012

Gracias a la vida


Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato due stelle (occhi), che quando le apro
Distinguo perfettamente il nero dal bianco
E nell'alto del cielo, il suo sfondo stellato
E nella folla, l'uomo che amo

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato l'orecchio che per tutta la sua ampiezza
Registra notte e giorno, grilli e canarini
Martelli, turbine, latrati, temporali
E la voce così tenera del mio tanto amato

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il suono e l'alfabeto
Con esso, le parole che penso e dichiaro
Madre, amico, fratello, e luce che illumina
L'itinerario per l'anima di colui che sto amando

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi
Con loro ho camminato per città e pozzanghere
Spiagge e deserti, montagne e pianure
E la tua casa, la tua strada e il tuo giardino

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il cuore che agita il petto
Quando guardo il frutto del cervello umano
Quando guardo al bene così lontano dal male
Quando guardo profondamente nei tuoi occhi chiari

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto
Così io distinguo la felicità dal rimpianto
I due materiali che formano il mio canto
E la vostra canzone che è il mio stesso canto
E la canzone di tutti che è il mio proprio canto
Grazie alla vita che mi ha dato tanto

(Joan Baez, Gracias a la vida - trad: http://lyricstranslate.com)

venerdì 13 luglio 2012

I bambini della Cambogia e il sonno dei media italiani


Mentre in Italia i giornali danno risalto alle notizie relative all'immancabile Monti che sta salvando (??) la nazione, riportando poi qualche notiziola di cronaca infine delle sensazionali notizie, quali:
- la notizia del falso ictus di Di Pietro
- la candidatura presunta di Berlusca
- gli intrighi della Fico con Balotelli
- le fortune e le sfortune di Mora
Nel frattempo i media indipendenti esteri si stanno seriamente preoccupando di un piccolo quanto pericoloso focolaio di infezione in Cambogia.
Il fatto è che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha, con documento ufficiale, annunciato che in Cambogia, in questo momento c'è un'infezione letale sconosciuta che colpisce bambini.
I bambini contagiati sono stati 71.
I bambini deceduti 64.
I sintomi sono genericamente febbre e, secondo le prime analisi dell'Istituto Pasteur (riportato dalla CNN) sarebbe stato rilevato un "Enterovirus tupo 71" insomma per capirci quello responsabile della malattia nota come mano-piede-bocca.
Sul perché questo virus poi faccia degenerare le funzioni respiratorie dei bambini in modo così grave c'è un fitto mistero.
Di certo c'è preoccupazione, anche a livello internazionale, soprattutto per l'altissima mortalità dei bimbi infettati.
La notizia, oltre alla succitata CNN, è stata ripresa da altri media internazionali quali lo Spiegel  e Al-Jazeera.
In Italia questa notizia la trovate sugli unici canali di libera informazione ovvero i blog.
Grazie a Redpoz e Bortocal oggi sappiamo che se in prima pagina è giusto che vi sia Monti, subito dopo dovremmo inserire altre notizie più interessanti e sulle quali riflettere.
Tenere gli occhi aperti sul mondo non significa sfuggire dalla nostra realtà ma cercare di capire e intervenire con qualsiasi mezzo a disposizione per sostenere chi si trova in difficoltà molto più serie delle nostre.

martedì 26 giugno 2012

I didn't save the world today

Curioso dover scrivere un post da Genova. Curioso che proprio io debba scrivere un post sul volontariato o sedicente tale.
Il fatto è che oggi (ieri) ho avuto un increscioso incontro, qui a Genova, in via S. Vincenzo, con un paio di volontari della Fondazione Patrizio Paoletti.
Insomma mi fermano ad un chioschetto di questa fondazione. Per la verità, visto che ero lì fermo almeno volevo sapere chi erano e cosa facevano. Non sono poi tanto lontani i tempi in cui ero impegnato all'Azione Cattolica e al Centro Sportivo Italiano nei progetti per avviare allo sport anche i ragazzi di strada, per cui conoscere un'altra realtà non mi dispiaceva in linea di principio.
Bene, questi signori (un maschietto e una femminuccia) hanno passato ben 10 minuti di orologio a cercare di convincermi ad aderire alla loro fondazione, senza darmi molte informazioni sulla fondazione se non ciò che era scritto su un depliant. Cose benemerite, per carità, ma la mia curiosità era conoscere la fondazione, insomma sapere tanto per cominciare chi era questo Patrizio Paoletti.
Sulle mie curiosità nessuna risposta a parte qualche generica affermazione sul fatto che la fondazione si occupava del lato "educativo" dell'approccio ai bambini, cosa che, a sentir loro nessun altro sulla terra fa.
Ovviamente non sarebbe difficile dissentire, ma ammetto che magari un aderente ad una realtà del genere si ritenga "unico", corretto o sbagliato che sia è un fattore psicologico che in passato ho osservato tante volte.
Non solo ... "ma ci sarebbe bisogno di tanto altro ancora perché i bambini in queste condizioni nel mondo ce ne sono molti", dopo questa frase avevo capito: la fondazione avrebbe salvato tutti i bambini del mondo!
Ecco perché bisognava dar loro le mie coordinate bancarie per un RID!!! Chiaro, no?
Un inciso che può far capire perché ero così ... perplesso: l'unica associazione che sostengo in maniera più continuativa è MSF e l'ho scelta dopo essermi documentato sul fatto che è una delle migliori (se non la migliore) per quanto riguarda l'efficienza soldi donati/soldi arrivati a chi ne ha bisogno, anche Terre des Hommes è molto efficiente, ma molte ong e certamente tutte le associazioni instituzionali hanno efficienze molto basse, ovvero molti dei soldi delle donazioni servono alla struttura prima che agli assistiti e questo a me non va bene.
Ovviamente non dico che quella fondazione non sia una ong non virtuosa, dico solo che non la conoscevo e che volevo approfondire.
Apriti cielo!

La ragazza chiama il volontario "esperto".
Comincia una pressione (poco convincente, per la verità) sul lato umano: mi venivano mostrate delle foto di bimbi di colore e mi veniva detto che come uomo e come padre non avrei potuto non aiutare i bambini del mondo.
Inoltre l'affermazione folgorante è stata la seguente: "non cerchiamo soldi ma collaboratori, ecco perché questo è il momento per aderire" e dicendo questo mi ha mostrato non un modulo di adesione ma lo stesso RID visto prima.
Gli ho proposto un'offerta una tantum e che ci avrei pensato ma mi han risposto che non accettano soldi (ovviamanete non quelli liquidi: solo domiciliazioni bancarie), apprezzo la trasparenza e l'onestà ma non credo sia il caso di fornire le mie coordinate bancarie ai primi che incontro per strada.
Inoltre mi veniva detto che dovevo (sì, proprio così, dovevo) avere fiducia di loro e che i miei dubbi erano solo un modo per non aiutare i poveri bambini, l'han detto in maniera così convinta che quasi quasi ci credevo anche io!!!

Mi scappava da ridere (o da piangere) ma mi mostravo pensieroso.
Non rispondevano alle mie domande, ripetevano incessantemente le stesse cose e mi chiedevano un atto di fiducia senza lasciarmi riflettere e senza ascoltare le mie perplessità che, evidentemente, per loro erano ininfluenti.
In tanti anni di "onorato servizio", in particolare quando avevo la società del CSI non avevo mai utilizzato questi metodi così poco ortodossi. Vero che ognuno deve tirare acqua al proprio mulino, ma ci sono modi e modi.
Questo modo di fare al paese mio lo chiamano proselitismo: un misto di tentativi puerili di persuasione e di fede cieca nella fondazione che da sola avrebbe salvato il mondo.
Alla fine il sant'uomo del volontario esperto mi ha augurato "quando un giorno ti troverai in difficoltà, ine quel frangente devi trovare persone che alla tua richiesta di aiuto non ti devono aiutare ma ti risponderanno che devono pensarci su".
Questa affermazione finalmente mi dice che la linea di confine era stata superata.
La linea di confine tra volontariato, anche un po' sui generis, un po' pieno di se' e fanatismo. E quello, per me, è fanatismo.
Stavo anche per replicare, ma ne valeva la pena?
Come si fa a replicare ad un salvatore del mondo che se non gli dai i soldi (dal conto, ovvio) ti augura tutto il male possibile?
Non si può replicare alla stupidaggine.
Ma una risata si è sempre liberi di farla. Ed è ciò che ho fatto: mi sono fermato mi sono girato e, andando via mi son fatto una bella risata. Pensavo: povere le persone che hanno a che fare con tipi del genere.
Questi volontari, alla Donna Prassede, possono anche augurarmi ciò che vogliono, la cosa importante è che non si augurino mai di volermi frequentare, dovrei chiedere esilio in un paese più civile come l'Afghanistan per evitarli.
Mi dispiace ma oggi non sono riuscito a salvare il mondo e neppure sono diventato discepolo di un nuovo salvatore dell'umanità.
Chiedo umilmente perdono se il mio cervello vuole ancora ragionare: è un vizio che di questi tempi non va bene.
Il resto dei commenti lo lascio a voi, 4 gatti che anocra mi seguite!!!!

martedì 6 marzo 2012

Interruzione temporanea per sopravvenuti impegni web

Chiedo scusa a quei 4 gatti affezionati (anche io sono affezionato a loro) se non ho scritto nulla negli ultimi tempi ne' scriverò nulla penso per il prossimo mese.
Il fatto è che mi è capitato tra capo e collo un impegno imprevisto al fianco di miei ex concittadini di Torre del Greco.
Sono stato infatti nominato all'unanimità e senza avversari quale addetto stampa e gestore del web site (che poi è un blog) di un comitato di obbligazionisti della compagnia di navigazione Deiulemar, di Torre del Greco.

All'inizio non ci volevo andare, ma ho notato che la situazione è a tratti drammatica.
Si calcola che vi sono 13000 famiglie implicate in questa situazione che di ora in ora è sempre più drammatica, la stima è di 52000 (Torre del Greco conta poco meno di 90000 abitanti) persone che hanno obbligazioni che forse non valgono più nulla e alcune famiglie avevano tutti i risparmi lì.
Se volete, giusto per curiosità personale, seguire la faccenda, il blog che ho creato è:

http://obbligazionistidm.wordpress.com

Ci si risente quando si sono un po' calmate le acque. Nel frattempo sono lì!

domenica 19 febbraio 2012

Gli italiani rinsaviscono?

Il 60% di share è una cifra eccezionale, almeno così dicono. Ma a cosa corrisponde quella cifra?
A 16 milioni di italiani. Sommando al rimanente 40% gli italiani davanti la tv sono stati, nelle ultime serate non più di 26,67 milioni.
Quindi potremmo dire questo, durante Sanremo:
il 30% di italioti guardava il festival
il 20% guardava altro in tv
il 50 %, la metà della nazione, faceva cose più interessanti che guardare la tv.

Gli italiani stanno rinsavendo?
Forse sì.

mercoledì 15 febbraio 2012

Quando la salita si fa dura…



Sto vivendo un momento di transizione, nella mia vita.

Sono i momenti più difficili.

Non sai dove stai andando,
sai dove sei oggi, ma non sai dove sarai domani,
sai dove lavori oggi ma non sai dove lavorerai domani.

Le sensazioni  si sommano,
il vuoto allo stomaco, che ti impedisce anche di mangiare,
una sottile ed indefinibile angoscia che attanaglia la mente proprio quando ti serve lucidità,
le gambe che non reggono il tuo corpo appesantito dai pensieri.

Sai dove vuoi arrivare,
ma non sai se e come ci arriverai,
e soprattutto non sai per quale percorso,
sai però che molti percorsi nascondono insidie e sacrifici,
la lontananza da chi ami, il sacrificio più grande
non offrire quanto desideri, la più grande insidia.

Ci si sente come un veliero in una tempesta notturna,
se ti guardi attorno non sai dove andare,
ti devi fidare della bussola per non perdere la direzione
e del coraggio ad affrontare le onde per non lasciarti andare al naufragio;
solo così hai qualche speranza di uscirne,
solo così puoi proteggere le persone che ti sono care.

I ricordi si rimescolano: come si è arrivati a ciò?
analisi del vissuto e giudizi si sprecano,
ma forse non è giusto, ora, giudicarsi,
forse adesso bisogna solo cercare di superare gli ostacoli,
seguire il proprio progetto, qualunque sia la situazione.

Allora forza, che sarà mai?
Sfidare le avversità non è forse nell’indole dell’uomo?
E non è vero che senza problemi, manca il sale della vita?
E non è forse vero che la vita è sempre un’incertezza?
Vivere l’incertezza presente significa  vivere la vita per quella che è.

Basta non spaventarsi.

lunedì 23 gennaio 2012

Gli italiani non smettono mai di stupirmi

Anche io dedico questo post a Giuseppe Girolamo, nella speranza di poterlo rivedere suonare

Non capita spesso di vedere mia moglie disgustata. Mi è capitato allorquando abbiamo avuto notizia del turismo fuori stagione all'isola del Giglio di famigliole che hanno portato i bimbi a fare foto con lo sfondo del relitto, e fa nulla se in quel relitto si sta vivendo ancora una tragedia.
Mia moglie balbettava, quasi, quando mi diceva: "come è possibile? Ci sono i dispersi, si sta ancora lavorando per salvare forse qualcuno e questi senza alcun rispetto vanno lì anche con i figli, ma glielo hanno spiegato che è stata una tragedia?" Al che le ho risposto: "spiegato a chi? Ai figli o ai genitori?" Qui, in casa è sceso il silenzio.
Contrariamente a mia moglie, io, invece, mi sono sentito di nuovo in Italia. In un paese che davvero mi sembrava stesse svanendo.
Nel paese del vouyerismo eletto a religione di stato.
Nel paese nel quale le mamme fanno prostituire le figlie per mandarle a fare le veline o avere favori dai potenti e, magari, chissà che non ci scappi anche la politica ...
Nel paese delle interminabili file ai funerali importanti per farsi fotografare e magari rilasciare interviste e rivedersi in tv.
Nel paese dove gli altri dovrebbero lavorare, ma io solo sono importante e conto qualcosa (e questo lo pensano in milioni) quindi mi devo salvare sempre solo io.
Nel paese dei mostri, veri o presunti, e dell'indifferenza eretta a virtù.
E pensavo: "ecco cosa succede a rifiutare le offerte di lavoro in Gran Bretagna, ti ritrovi sempre con i soliti coglioni (scusate il termine volutamente volgare) esibizionisti che ti fanno desiderare di richiedere la cittadinanza del Burundi".
Poi, sempre navigando, ho incrociato il post di quel buon uomo di bortocal, che rappresenta uno di quegli scherzi di internet: lui ateo io cattolico eppure spesso dalla stessa parte della barricata. L'avevo già leggiucchiato, ma l'ho riletto alla luce dei fatti di ieri e devo dire che per qualche minuto mi sono assorto nei miei pensieri fissando il vuoto.
Mi sono ricordato di tutti i pomeriggi spesi con altri miei amici, a Torre, per gestire, senza vedere una lira, una società sportiva di promozione che accettava tutti i ragazzi, anche se le famiglie non potevano pagare, trovavamo sempre qualche sponsor di buon cuore.
Ricordavo di tutti i volontari, obiettori, semplici civili e militari, me compreso, che a Sarno si trovarono impegnati a spalare, ad animare i bambini presenti tra gli sfollati, ad organizzare un minimo di gestione delle emergenze per le frane.
Ricordavo dell'impegno di tanti giovani presso ospizi o ospedali che van lì semplicemente per portare sollievo agli emarginati e alle persone sole.Ricordavo di tante persone che vivono ogni giorno lontano dai riflettori aiutando gli altri senza avere nulla in cambio.
Fino a coloro che cedono il posto sulla scialuppa di salvataggio al bambino perché rispettano una vita e pensano che un bambino meriti qualche chance in più di salvarsi rispetto ad un adulto perché più indifeso.
E mi dicevo che fortunatamente l'Italia non è solo indifferenza ed esibizionismo. In questo gli italiani continuano fortunatamente a stupirmi.

Chissà forse non ho sbagliato completamente a rifiutare, giusto qualche anno fa, il lavoro in Gran Bretagna.
E forse faccio anche bene a tenermi la mia carta di identità.

venerdì 20 gennaio 2012

Non ci interessano i cavoli di Schettino, vogliamo la verità!

Prometto: secondo e ultimo post sulla Concordia.
Partiamo dalla frase di Foschi: «Costa Crociere darà assistenza legale al comandante Schettino. Ma l'azienda ha il dovere anche di tutelare i suoi 24 mila dipendenti. Non possiamo negare un errore umano. Le procedure che sono state adottate - ha dichiarato Foschi - non hanno rispettato le rigide disposizioni documentate e di addestramento»
Foschi mente.
Come detto sul post di 2 giorni fa, Costa era a conoscenza degli inchini e li pubblicizzava, anche.
Ma la frase ha un aspetto quasi sibillino, la vogliamo tradurre per i non addetti ai lavori?
Una possibile traduzione è la seguente: ok, avete un colpevole ma non toccate la compagnia perché spediamo a casa 24000 persone. Insomma, Foschi già poco dopo l'incidente comincia a mandare messaggi perché si faccia pressione sui magistrati per limitare le indagini al capitano. E puntualmente ieri è cominciato il massacro mediatico del capitano.
E' cominciata la campagna mediatica di massacro di Schettino. Ovviamente capitanata da Bruno Vespa, un tizio sul quale ogni commento è inutile.
La distruzione mediatica di un uomo, ancorché colpevole di gravi delitti, come in questo caso, è sempre un'operazione vile e spesso è condotta per difendere altri interessi.
Mostrare che in plancia di comando si facessero festini vari significherebbe screditare sempre più non solo il comandante ma anche gli altri ufficiali.
La gogna mediatica la rispediamo al mittente. A Vespa di sicuro e a chi fa passare queste notizie costruite ad arte per evitare che al pubblico arrivino altre informazioni.
A noi non interessano le moldave, le bielorusse, le polacche o come il capitano faccia la pipì! A noi interessa:
1. sapere perché il comandante per un'ora non ha attivato nessuna procedura di emergenza con una nave che affondava;

2. sapere cosa si sono detti il comandante e il responsabile a terra della Costa e se quest'ultimo abbia dato ordini sul da farsi a Schettino;

3. sapere se la Costa era a conoscenza e nel caso perché non ha allertato i soccorsi;

4. sapere perché Palombo che pure capisce la gravità del fatto chiama Schettino, chiama la Costa ma non chiama la Capitaneria.

Tutte queste cose le vogliamo sapere non per processare qualcuno o per fare audience, ma per capire se è effettivamente un affare acquistare un biglietto della Costa oppure è un rischio perché in azienda pensano ad altro mentre sei in difficoltà su una loro nave.
Il resto è aria fritta, buona solo per macellare il capro espiatorio e per coprire altre responsabilità.
Precisiamo che non vogliamo affossare Costa Crociere, semplicemente capire se vi sono altre responsabilità non ancora note tra i dirigenti per poter punire i colpevoli, qualsiasi fosse il loro ruolo, anche l'amministratore delegato, se necessario!

mercoledì 18 gennaio 2012

C'è sicurezza in crociera per i turisti?

Sulla tragedia Costa si sprecano le parole: Schettino non era sulla nave, no, era su una scialuppa o forse sugli scogli, a coordinare (magari a voce, sigh) i soccorsi.
Come molti gli italiani ho ascoltato le registrazioni e rivisto i tempi della tragedia e, volendoci riflettere su, ci sono almeno due scenari possibili su quel che è accaduto quella notte: scenari che inevitabilmente comportano delle serie riflessioni sulla sicurezza in mare delle crociere.
Ma l'elemento credo che sta sfuggendo ai media (di proposito?) è il tempo, o meglio i tempi della tragedia.
Riesaminiamo il tutto.
Alle 21.45 di venerdì la nave impatta sugli scogli. Da questo momento e dai minuti successivi il capitano già sa di avere una falla, probabilmente anche i motori in avaria.
Alle 22 il comandante è in contatto con compagnia, le telefonate si susseguono. La compagnia sarà stata avvertita della falla? Inoltre non c'è ancora alcuna richiesta di aiuto. Il comandante cerca di arrivare al porto dell'isola, la nave è lenta.
Alle 22.31 dopo diverse comunicazioni con la Capitaneria e dopo le rassicurazioni del capitano, la Capitaneria di Porto fa scattare comunque i soccorsi - è passata quasi un'ora dall'impatto.

Alle 22.34 è richiesto soccorso.

Alle 22.41 la nave è ferma nel punto dove poi è affondata. Arriva la Guardia di Finanza e comincia l'evacuazione quattro minuti dopo senza l'ordine del comandante.
Alle 23.10 la nave si inclina, le operazioni di evacuazione diventano più difficili ed è da questo momento che probabilmente si cominciano ad avere le vittime: con l'inclinazione diventa tutto più difficile.
Alle 4.45 la Guardia di Finanza dichiara evacuata la nave, nel frattempo c'è lo scontro tra la Capitaneria di Porto e il Capitano Schettino per la gestione dell'emergenza.
I questiti sono diversi.
Come mai una nave andava così vicino alla costa? E' una pericolosa usanza dei capitani o è un fatto noto alle compagnie?
La Costa frettolosamante, troppo frettolosamente, scarica la colpa sul suo capitano: errore umano! Precisando poi, udite bene, di essere parte lesa ma di garantire l'assistenza legale al capitano, come dire: Schettino mi ha leso, gli faccio causa ma magari gli pago il miglior avvocato per difendersi.
Qualcosa non torna.
La Costa è la stessa che nei depliant pubblicitari loda queste manovre onde attrarre turisti a bordo delle sue navi. Segno chiaro e inequivocabile che la compagnia non solo sapeva di queste manovre che portavano le navi in zona non navigabile (quindi in mare a rischio) ma ne sfruttava anche i ritorni di immagine: la responsabilità della compagnia comincia a definirsi netta.
Gli avvicinamenti pericolosi alla costa sono incoraggiati dalle stesse compagnie.
I turisti lo sanno?
Ma soprattutto lo sanno le compagnie assicurative?
E sì, perché se io fossi titolare di una assicurazione, mi guarderei bene dal pagare un armatore che ha perso una nave violando le regole della navigazione, mandando un bestione a fracassarsi sugli scogli.

E se Schettino avesse detto come stavano davvero le cose alla compagnia? E' un possibile scenario.
In questo caso, chissà se i responsabili Costa hanno pensato all'assicurazione o ai passeggeri mentre venerdì sera parlavano con Schettino, visto che tutti si son guardati bene dal richiedere soccorso. Come lo proseguiamo questo scenario fantascientifico?
Magari, come i bambini che sanno di aver fatto una marachella, si poteva sempre sperare di mettere qualche "cerotto" e di simulare una collisione con un ufo, ovviamente in mare aperto, in modo da far sganciare quattrini all'assicurazione.
Però per far questo bisogna magari portare la nave in un porto, ed è quello che hanno tentato di fare, ovviamente senza riuscirci.
Il comandante non poteva proferire parola, visto che tutto era cominciato da un suo errore: in questo scenario (inverosimile, ovviamente) la nave sarebbe stata nelle mani di qualche dirigente della compagnia che pensava solo a come farsi pagare dall'assicurazione. I passeggeri? Assenti nelle menti di questi attori.
Ovviamente questo scenario sarà immediatamente sconfessato una volta che la scatola nera rivelerà agli inquirenti la sua verità. A supporto di queste ipotesi (o illazioni, decidete voi) c'è il fatto grave che l'allarme non è partito dalla nave ma neanche dalla compagnia. Quindi la Costa Crociere o sapeva della situazione sulla nave e ha cercato di riparare nel modo peggiore o non sapeva proprio, questo è il secondo scenario.

Supponiamo che davvero Schettino non abbia detto nulla neppure alla compagnia, resta il fatto che la compagnia sapeva, come detto prima, di queste manovre.
La responsabilità del naufragio e del ritardo dei soccorsi è quindi tutta del comandante e degli ufficiali. Si potrebbe pensare che il comandante, capito l'errore, sia entrato nel panico (che sia andato in palla è chiaro anche dalle registrazioni, anche se non si sa bene quali siano stati gli elementi che l'hanno sconvolto così tanto) e abbia cercato di nascondere al mondo intero il problema (che ripeto, lui sicuramente conosceva benissimo) cercando di guadagnare un porto.
La mancanza di lucidità non gli ha neanche consentito di ragionare su quanta acqua stesse imbarcando e sul fatto che magari non aveva i motori a disposizione per arrivarci al porto.
Comunque la si guardi sembrerebbe che, chiunque sia l'attore protagonista, il denominatore comune di questa sciagura non sia stato la sicurezza dei passeggeri ma qualche altro elemento che si può immaginare ma di cui non si ha la certezza.
Infatti per quale motivo non richiedere soccorso quando si sa che hai una falla enorme nell'imbarcazione?
Per quale motivo far passare un'ora preziosa per i soccorsi quando non disponi più dei motori?
Se il motivo c'è, le scatole nere e l'inchiesta lo troverà, al di la di scenari fantasiosi.
Resta il fatto che la Costa Crociere e i suoi comandanti sicuramente contravvengono al codice di navigazione per motivi economici senza tener conto della sicurezza in mare.
Resta il fatto che di fronte ad un incidente rilevante uno che è definito tra i migliori comandanti della flotta non ha seguito le procedure di emergenza pensando a salvare i passeggeri ma ha fatto scelte guidate da motivazioni differenti, tuttora da chiarire. Anche questa è responsabilità dell'azienda: aveva un uomo non adeguato al suo compito in un posto di responsabilità.
Tutto questo lo sanno i clienti della compagnia?

martedì 10 gennaio 2012

La truffa della raccolta differenziata

Il grosso affare delle amministrazioni locali: 
aumentare a dismisura la TARSU per mandare poi tutti i rifiuti in discarica. 
I cittadini differenziano, pagano e tra qualche anno si ritroveranno di fronte la solita emergenza rifiuti. Se non si fa la differenziata, perché pagare una TARSU così alta? 
La discarica di Malagrotta
Salite sulla giostra, signori! Si differenzia. Siate cittadini modello, non mescolate rifiuti!
Nel frattempo cominciate a pagare gli oneri della differenziata che noi ... la buttiamo in discarica!

Formia
Questa è la situazione della gestione rifiuti in Campania e in Lazio (e non solo). 

In molti comuni si esegue la differenziata con tanto di multe (giuste, per carità) ai cittadini che sbagliano (come a Formia) per poi ... gettare il tutto in discarica. Come dire, differenziamo per il puro piacere (?) di farlo. 

Ma al peggio non c'è mai fine. A Torre del Greco, il comune non riesce neanche ad organizzare la raccolta: i cittadini devono consegnare i rifiuti nelle isole ecologiche, insomma il comune corallino intasca la TARSU (tra le più salate d'Italia) e scarica sui cittadini gli oneri della raccolta porta a porta. Ma cosa se ne faranno questi amministratori dei soldi della TARSU, se non li spendono per la raccolta? Mistero.

Torre del Greco
Il raggiro della raccolta differenziata è già evidente in Campania: nonostante intere province (Avellino, Salerno, Benevento) la applicano da quasi un decennio, non si fa altro che cercare nuovi siti per le discariche (o la si esporta), mentre addirittura Napoli non riesce neppure a mostrare una parvenza di differenziazione dei rifiuti.

Il raggiro sarà evidente in Lazio a breve. La discarica di Malagrotta è quasi satura ma la Regione cerca un nuovo sito per una nuova mega discarica a cielo aperto.

Sorge la domanda: ma la differenziata la devono fare solo i cittadini? Inoltre che senso ha differenziare se non siamo organizzati e se non si fa nulla per organizze a gestire correttamente i rifiuti?

Un piano regionale che preveda il riciclo dei materiali tratti dai rifiuti e la gestione dell'umido prevede innanzitutto un corpus normativo amministrativo adeguato, inoltre la realizzazione di unità produttive, un network di trasporto e gestione relativamente complessi: è un progetto che si realizza per intero nell'arco di 5-10 anni, se oggi le amministrazioni regionali non hanno neppure stilato una bozza di progetto non c'è da stare allegri.
Con la gestione della differenziata nei comuni si da l'impressione ai cittadini che si stia facendo qualcosa, ma avere solo il primo anello della catena non significa far funzionare l'ingranaggio.
E il risveglio da questo bel sogno sarà amaro o meglio, puzzolente.
Ormai è chiaro che i cittadini non vogliono più discariche nelle vicinanze delle proprie abitazioni.
E hanno ragione. 
Chi può dar torto a una persona che ci tiene alla salute propria e dei propri familiari?
Possiamo dar torto alle persone che pagano le tasse per la differenziata e poi si vedono costruite delle discariche nel giardino?
Possiamo dar torto a chi si oppone ad un sistema che sta distruggendo le nostre terre?
Sono solo particolarismi o campanilismi? 
O è lottare per il diritto sacrosanto alla salute?
O significa mettere di fronte ai pubblici amministratori le proprie responsabilità e inefficienze?
Adesso è il momento di chiedere agli amministratori pubblici che si stanno rigirando i pollici e stanno lavorando solo per dividersi i proventi della TARSU di andarsene.
La gestione dei rifiuti non si può risolvere nei momenti di crisi, quando si manda l'esercito a impedire ai cittadini di far valere le proprie sacrosante ragioni, ammazzando di fatto non solo la democrazia, ma la stessa convivenza civile.
Stiamo differenziando? Bene, regioni e province realizzino il network per il riciclo dei materiali, il riutilizzo della frazione umida (ad esempio per concimi) e, per il poco di frazione umida non riutilizzabile, il termovalorizzatore.
Ma lo facciano ora, subito, non a parole nella prossima emergenza.
Inoltre gli amministratori rendano conto ai cittadini riguardo l'utilizzo dei soldi della TARSU.
Soprattutto si dica se veramente le Regioni Lazio e Campania lavorano per il benessere dei propri cittadini o se stanno lì solo per spartirsi, in modo satrapesco, i proventi delle pubbliche tasse.