sabato 10 luglio 2010

Il crocifisso va difeso per ciò che rappresenta.

 
Rappresenta l’amore senza limiti
che non si ferma innanzi all’odio,
al rancore, alla vendetta.
 
Rappresenta l’amore di chi accoglie
i poveri e i rifugiati e per questo fu
detto: “ero straniero e mi avete accolto”.

Rappresenta la misericordia di chi
non accusa il fratello ma lo ama e
lo sostiene nel pentimento, “ero in
carcere e siete venuti a trovarmi”.

Rappresenta chi opera e si prodiga
per sovvenire alle povertà umane:
“ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere”.

Rappresenta chi si interessa del
dolore altrui per confortare e
rendere viva la speranza: “ero
malato e mi avete visitato”.

L’amore, la misericordia, la
carità operosa, la solidarietà
sono state messe su quella croce,
rifiutate dal mondo e dagli uomini.

Ancora oggi, molti “potenti” credono di
difendere il crocifisso,
pur disprezzando e schiavizzando gli stranieri,
pur odiando chi ha diversità di credo o di razza,
pur ignorando il dolore dei fratelli,
pur vivendo nell’indifferenza e nell’egoismo,
pur accusando sempre gli altri,
pur credendo di poter decidere della vita di altri.

Così costoro difendono un simulacro senza valore.
Il crocifisso non ha bisogno di questa difesa.

Il crocifisso si difende solo se
siamo disposti a crocifiggere
le nostre ambiguità,
i nostri rancori,
la nostra indifferenza,
il nostro odio,
la nostra superbia,
la nostra paura di amare.

Il crocifisso si difende se nel nostro cuore
lasciamo posto al Dio di amore che da
duemila anni ci apre le braccia per
accogliere tutti gli uomini.

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