mercoledì 18 gennaio 2012

C'è sicurezza in crociera per i turisti?

Sulla tragedia Costa si sprecano le parole: Schettino non era sulla nave, no, era su una scialuppa o forse sugli scogli, a coordinare (magari a voce, sigh) i soccorsi.
Come molti gli italiani ho ascoltato le registrazioni e rivisto i tempi della tragedia e, volendoci riflettere su, ci sono almeno due scenari possibili su quel che è accaduto quella notte: scenari che inevitabilmente comportano delle serie riflessioni sulla sicurezza in mare delle crociere.
Ma l'elemento credo che sta sfuggendo ai media (di proposito?) è il tempo, o meglio i tempi della tragedia.
Riesaminiamo il tutto.
Alle 21.45 di venerdì la nave impatta sugli scogli. Da questo momento e dai minuti successivi il capitano già sa di avere una falla, probabilmente anche i motori in avaria.
Alle 22 il comandante è in contatto con compagnia, le telefonate si susseguono. La compagnia sarà stata avvertita della falla? Inoltre non c'è ancora alcuna richiesta di aiuto. Il comandante cerca di arrivare al porto dell'isola, la nave è lenta.
Alle 22.31 dopo diverse comunicazioni con la Capitaneria e dopo le rassicurazioni del capitano, la Capitaneria di Porto fa scattare comunque i soccorsi - è passata quasi un'ora dall'impatto.

Alle 22.34 è richiesto soccorso.

Alle 22.41 la nave è ferma nel punto dove poi è affondata. Arriva la Guardia di Finanza e comincia l'evacuazione quattro minuti dopo senza l'ordine del comandante.
Alle 23.10 la nave si inclina, le operazioni di evacuazione diventano più difficili ed è da questo momento che probabilmente si cominciano ad avere le vittime: con l'inclinazione diventa tutto più difficile.
Alle 4.45 la Guardia di Finanza dichiara evacuata la nave, nel frattempo c'è lo scontro tra la Capitaneria di Porto e il Capitano Schettino per la gestione dell'emergenza.
I questiti sono diversi.
Come mai una nave andava così vicino alla costa? E' una pericolosa usanza dei capitani o è un fatto noto alle compagnie?
La Costa frettolosamante, troppo frettolosamente, scarica la colpa sul suo capitano: errore umano! Precisando poi, udite bene, di essere parte lesa ma di garantire l'assistenza legale al capitano, come dire: Schettino mi ha leso, gli faccio causa ma magari gli pago il miglior avvocato per difendersi.
Qualcosa non torna.
La Costa è la stessa che nei depliant pubblicitari loda queste manovre onde attrarre turisti a bordo delle sue navi. Segno chiaro e inequivocabile che la compagnia non solo sapeva di queste manovre che portavano le navi in zona non navigabile (quindi in mare a rischio) ma ne sfruttava anche i ritorni di immagine: la responsabilità della compagnia comincia a definirsi netta.
Gli avvicinamenti pericolosi alla costa sono incoraggiati dalle stesse compagnie.
I turisti lo sanno?
Ma soprattutto lo sanno le compagnie assicurative?
E sì, perché se io fossi titolare di una assicurazione, mi guarderei bene dal pagare un armatore che ha perso una nave violando le regole della navigazione, mandando un bestione a fracassarsi sugli scogli.

E se Schettino avesse detto come stavano davvero le cose alla compagnia? E' un possibile scenario.
In questo caso, chissà se i responsabili Costa hanno pensato all'assicurazione o ai passeggeri mentre venerdì sera parlavano con Schettino, visto che tutti si son guardati bene dal richiedere soccorso. Come lo proseguiamo questo scenario fantascientifico?
Magari, come i bambini che sanno di aver fatto una marachella, si poteva sempre sperare di mettere qualche "cerotto" e di simulare una collisione con un ufo, ovviamente in mare aperto, in modo da far sganciare quattrini all'assicurazione.
Però per far questo bisogna magari portare la nave in un porto, ed è quello che hanno tentato di fare, ovviamente senza riuscirci.
Il comandante non poteva proferire parola, visto che tutto era cominciato da un suo errore: in questo scenario (inverosimile, ovviamente) la nave sarebbe stata nelle mani di qualche dirigente della compagnia che pensava solo a come farsi pagare dall'assicurazione. I passeggeri? Assenti nelle menti di questi attori.
Ovviamente questo scenario sarà immediatamente sconfessato una volta che la scatola nera rivelerà agli inquirenti la sua verità. A supporto di queste ipotesi (o illazioni, decidete voi) c'è il fatto grave che l'allarme non è partito dalla nave ma neanche dalla compagnia. Quindi la Costa Crociere o sapeva della situazione sulla nave e ha cercato di riparare nel modo peggiore o non sapeva proprio, questo è il secondo scenario.

Supponiamo che davvero Schettino non abbia detto nulla neppure alla compagnia, resta il fatto che la compagnia sapeva, come detto prima, di queste manovre.
La responsabilità del naufragio e del ritardo dei soccorsi è quindi tutta del comandante e degli ufficiali. Si potrebbe pensare che il comandante, capito l'errore, sia entrato nel panico (che sia andato in palla è chiaro anche dalle registrazioni, anche se non si sa bene quali siano stati gli elementi che l'hanno sconvolto così tanto) e abbia cercato di nascondere al mondo intero il problema (che ripeto, lui sicuramente conosceva benissimo) cercando di guadagnare un porto.
La mancanza di lucidità non gli ha neanche consentito di ragionare su quanta acqua stesse imbarcando e sul fatto che magari non aveva i motori a disposizione per arrivarci al porto.
Comunque la si guardi sembrerebbe che, chiunque sia l'attore protagonista, il denominatore comune di questa sciagura non sia stato la sicurezza dei passeggeri ma qualche altro elemento che si può immaginare ma di cui non si ha la certezza.
Infatti per quale motivo non richiedere soccorso quando si sa che hai una falla enorme nell'imbarcazione?
Per quale motivo far passare un'ora preziosa per i soccorsi quando non disponi più dei motori?
Se il motivo c'è, le scatole nere e l'inchiesta lo troverà, al di la di scenari fantasiosi.
Resta il fatto che la Costa Crociere e i suoi comandanti sicuramente contravvengono al codice di navigazione per motivi economici senza tener conto della sicurezza in mare.
Resta il fatto che di fronte ad un incidente rilevante uno che è definito tra i migliori comandanti della flotta non ha seguito le procedure di emergenza pensando a salvare i passeggeri ma ha fatto scelte guidate da motivazioni differenti, tuttora da chiarire. Anche questa è responsabilità dell'azienda: aveva un uomo non adeguato al suo compito in un posto di responsabilità.
Tutto questo lo sanno i clienti della compagnia?

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