venerdì 1 aprile 2011

Le opinioni della Hack non sono verità rivelate (per fortuna)!

Ci risiamo.
Dopo le esternazioni di qualche mese fa di Veronesi (il nucleare è sicuro), puntualmente smentito dai fatti odierni (ma sarebbe stato smentito anche da altri "fatterelli" meno noti e coperti dai mass-media), adesso tocca ad un'altra scienziata famosa cimentarsi col nucleare: Margherita Hack.
Nell'ultima intervista rilasciata a Sette (su internet si trovano solo sintesi), la Hack rilascia delle dichiarazioni che di per se' non sono errate ma sono di certo parziali che portano a conclusioni errate.
Innanzitutto la Hack afferma che oggi è necessario occuparsi più di altre emergenze piuttosto che del nucleare (e qui cita il buon vecchio Vesuvio).
A Napoli effettivamente i cittadini si preoccupano anche del Vesuvio, sarebbe opportuno che se ne occupasse anche la Protezione Civile per i piani di emergenza, visto che fanno acqua da tutte le parti. Comunque avere un problema non significa essere giustificati a crearne un altro, o sbaglio?
Andiamo poi alle altre affermazioni poco tecniche, a dire la verità, della Hack sul nucleare.
La Hack afferma che:
a) tutti hanno centrali nucleari, intorno a noi e, in caso di incidenti, noi subiremmo gli effetti delle scelte altrui senza averne i vantaggi economici delle stesse, inoltre importiamo energia dall'estero.
Ricordo che in caso di incidente "maggiore" di una centrale nucleare, gli effetti peggiori si hanno proprio nelle immediate vicinanze della stessa. Vero è che chi sta più lontano non può brindare, ma gli effetti peggiori si hanno vicino alla centrale. Una scienziata conosce bene il significato dell'espressione "ordine di grandezza": l'ordine di grandezza degli effetti di incidenti vicino alle centrali è differente da quelli a distanze via via crescenti, o sbaglio? Inoltre le centrali atomiche immettono spesso, causa piccoli malfunzionamenti, quantità di sostanze radioattive in ambiente: solo raramente queste notizie passano dai mass-media, non mi sembra ingiustificato il comportamento di chi non ha proprio questo desiderio di vivere accanto ad una centrale.
Per ciò che riguarda i ritorni economici e le importazioni, non mi risulta che  l'Italia sia una nazione produttrice di uranio, inoltre le centrali, data la propria vita limitata (circa 20 anni) non sono esattamente economiche.
b) la Hack afferma che non bisogna scegliere in base all'evento di Fukushima (troppa emotività e troppa paura 'irrazionale').
Beh, se non bisogna fare scelte in base a Fukushima (ma a questo punto escludiamo anche Chernobyl, Three Mile Island, Windscale, Civaux, Forsmark, Majak, Chalk River, Garigliano, ... la lista è lunga e poco nota!), la Hack dovrebbe dire in base a quali considerazioni bisogna scegliere per il nucleare, per le garanzie delle sue valutazioni? Da parte mia ho già pubblicato, in tempi non sospetti un post sul rischio nucleare (12/02/2011) e non mi pare che tecnicamente le cose siano cambiate. Per la verità mi sembra che nessuno di questi "eminenti" scienziati faccia affermazioni tecniche ma ci si limita a soli slogan pubblicitari.
Aspetto ancora risposte corroborate da analisi serie per aprire un vero dibattito.
Ultimo aspetto: la paura irrazionale delle persone. Io direi che la paura delle persone non è irrazionale. Per almeno due buoni motivi.
Innanzitutto non si conoscono bene tutti gli effetti delle radiazioni sulla salute. Non li conosco io, non li conoscono i cittadini e non li conoscono neanche la Hack e Veronesi. Mi sembra che solo questo fatto sia sufficiente ad eliminare l'aggettivo "irrazionale": la paura qui è razionale, altroché.
Inoltre c'è un problema di confinamento di particelle radioattive in caso di incidente: le particelle entrano nel ciclo alimentare e Dio solo sa che giri fanno e quante volte ce le mangiamo, essere prudenti e voler evitare questi problemi mi sembra del tutto sensato, che ne dice dottoressa Hack?
Trascuro le amenità della realizzazione di centrali in luoghi senza rischio geologico (nei deserti?) e arrivo subito ad un altro cavallo di battaglia della Hack: le scorie.
c) la Hack afferma che, escludendo il problema delle scorie, l'energia nucleare è pulita.
Beh, la combustione del petrolio, escludendo i prodotti di combustione è pulita,
anche la combustione del carbone, escludendo le ceneri e il prodotti combustivi è pulita,
tutte le altre forme di energia, se ne escludiamo gli effetti sull'ambiente, sono pulite.
La Hack probabilmente aveva voglia di scherzare.
Inoltre dire che la fissione atomica è pulita è un'affermazione parziale che porta a valutazioni errate. La fissione atomica non produce CO2, NOx ecc.: vero, quindi non da' inquinamento da prodotti da combustione, da questo punto di vista sembrerebbe ecologica. Ma l'inquinamento e l'impatto ambientale sono da valutare globalmente e se è vero, come è vero, che la fissione produce inquinamento radioattivo, allora la Hack non dovrebbe dire che questa è la forma di energia più pulita, perché è falso.
La Hack sa bene che il metodo scientifico è basato su ipotesi, dimostrazioni, dibattito, replicabilità. Non può pensare di pontificare su argomenti che non conosce pensando di asserire verità assolute, solo perché è una famosa astrofisica. Come Veronesi, usa un linguaggio poco scientifico, cosa che non sta bene ad uno scienziato, e non dimostra quantitativamente ciò che dice.
In tutta questa campagna di lavorio ai fianchi da parte delle lobby nucleari c'è da registrare una curiosa singolarità: gli scienziati di altre discipline (astrofisica, medicina, ecc.), poco competenti sul nucleare, difendono a spada tratta l'energia atomica (a meno di pentimenti 'politici' e opportunistici) mentre il più importante scienziato delle particelle che abbiamo, Carlo Rubbia, dopo aver lavorato sui reattori a fissione "sicuri", afferma che è meglio lasciar perdere il nucleare, ovviamente la sua posizione oggi non fa notizia.
Curioso no?

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