martedì 7 giugno 2011

La sicurezza delle nuove centrali atomiche

Solo in questi giorni, dopo mesi di letture, sono riuscito a leggere sulla stampa italiana un paio di articoli seri sul nucleare, mi riferisco agli articoli "Fukushima, anatomia di un incidente" di Flavio Parozzi e "La sicurezza dei nuovi reattori" di Adam Piore.
Sono apparsi su "Le Scienze", mensile che non fa mistero, sostiene l'energia atomica, infatti nell'editoriale di questo mese compare una bocciatura al (solo) referendum atomico.
Ma gli articoli di Adam Piore e Flavio Parozzi sono ben posti perché affrontano finalmente le tematiche di sicurezza delle centrali in maniera oggettiva: sono questi gli articoli con i quali sarebbe stato bello confrontarsi nel dibattito per i referendum, senza ricorrere alle frottole che i nuclearisti italiani hanno raccontato in quest'ultimo anno, ovvero sicurezza al 100% delle centrali (prima di Fukushima) e la poca o nulla influenza sulla salute delle radiazioni, basterebbero solo queste due affermazioni per correre al primo seggio e votare sì!
I fatti, dunque.
Priore afferma che, giustamente, il probelma sicurezza delle centrali esiste e non è irrilevante. La possibilità che si verifichi un evento catastrofico (cigno nero) non razionalizzabile a priori c'è, ma non è solo un "cigno nero" che potrebbe causare incidenti.
Three Mile Island ha avuto problemi per una serie di errori degli operatori.
Priore, fatto importante, identifica nel sistema di raffreddamento (punto 6 del post del 26 aprile 2011 e post del 4 aprile 2011) la criticità per la sicurezza delle centrali, al di la' dei "cigni neri".
L'esperienza di Fukushima ha mostrato che la circolazione del refrigerante nel nocciolo potrebbe non essere garantita dagli impianti di emergenza, anche se ridondanti, checchè ne dicano Veronesi e la Hack.
Osservazione giusta.
Priore afferma che per le nuove centrali si è previsto a progetto la possibilità di un guasto agli impianti ausiliari, e che saranno dunque realizzate delle centrali con impianto di raffreddamento che, in caso di guasto, sarà azionato dalla sola forza di gravità, ciò garantirebbe una sicurezza alta.
Vero è che avere la possibilità di raffreddare senza l'ausilio di pompe (per gravità) migliora di molto l'aspetto della sicurezza, ma la domanda che ci si pone è la seguente: è risolutivo questo aspetto?
Guardiamo ancora l'incidente di Fukushima Daiichi.
Le informazioni che provengono dalla centrale ci dicono che i problemi registrati il 31 maggio al reattore IV , nonchè l'incremento della radiazione registrato il 3 giugno, ovvero dopo quasi 4 mesi dallo tsunami, sono indice che il fattore di progetto da valutare in questi casi è il tempo.
Il raffreddamento deve essere garantito per tempi lunghi, questo implica, in caso di sistema di sicurezza "a gravità", la necessità di disporre di serbatoi che garantiscano una portata costante per diversi mesi. La massa di acqua necessaria e la grandezza spropositata dei serbatoi necessari, rendono di fatto questa soluzione indubbiamente un avanzamento nella sicurezza ma di certo non è una soluzione risolutiva degli scenari più seri, a meno di voler piazzare centrali nelle vicinanze di una diga (con i rischi che ben conosciamo).
La conclusione di Priore è che la scelta dell'energia atomica è legata al rischio che una popolazione vuol assumersi in relazione ai vantaggi di questa energia anche rispetto ad altre forme di produzione.
Questa conclusione mi trova in accordo, di fatto il referendum italiano è proprio questo: gli italiani sono disposti a correre il rischio per avere i vantaggi dell'atomica?
Per quanto ci riguarda continuiamo a ritenere i rischi troppo elevati. Allo stato, infatti, possiamo dire che sostanziali passi avanti verso la sicurezza non ce ne sono.
Restano validi i motivi per i quali votare sì al referendum in base alle considerazioni sul rischio delle centrali atomiche (post del 12 febbraio 2011).

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